Il caso Venafro e il silenzio dei giornali
Sembra passato un secolo, eppure il caso Mafia Capitale è scoppiato soltanto il 2 dicembre scorso. Tutti ci ricordiamo come si comportò il cosiddetto “circo mediatico”, raccontando giustamente vita, morte e miracoli dei vari indagati, basandosi anche sull’ordinanza del Giudice delle indagini preliminari, Flavia Costantini . Sapemmo subito tutto di tutti.
Il 24 marzo scorso poi la sorpresa: Maurizio Venafro, capo di gabinetto del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, si dimette. Nella lettera spedita alla presidenza della regione, spiega: «Alcuni giorni or sono dopo aver appreso di essere formalmente indagato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma in merito ad una gara d’appalto della Regione Lazio, sono comparso spontaneamente davanti ai pubblici ministeri che conducono l’indagine; ho fornito tutti i chiarimenti che mi sono stati richiesti ed ho dato ampia e utile collaborazione per una corretta ricostruzione dei fatti […] Non intendo essere sottoposto a uno stillicidio politico-mediatico e, in questo momento, grazie anche alla discrezione mantenuta dalla Procura di Roma sulla mia iscrizione nel registro degli indagati (fatto di cui non posso che ringraziare i magistrati inquirenti) mi è stato possibile riflettere, con la dovuta tranquillità, su quelle che potranno essere le inevitabili conseguenze allorquando, prima o poi, la notizia diverrà di pubblico dominio. ».
Come? Il Gianni Letta della Regione Lazio depone davanti ai magistrati perché indagato per turbativa d’asta nel procedimento su Mafia Capitale e non trapela nulla? Non vorrei spezzare una lancia a favore degli altri indagati ma quando si è trattato di personaggi come Gianni Alemanno abbiamo avuto – giustamente o meno – addirittura inviati che hanno ripreso con le telecamere i Ros mentre entravano a casa sua. Perché sul braccio destro del Presidente della Regione Lazio allora c’è stato questo silenzio, quest’omertà?
L’accusa nei confronti dell’ormai ex capo di gabinetto riguarda una gara d’appalto del Cup, il servizio di prenotazione delle prestazioni sanitarie, sul quale – a quanto sembrerebbe – Mafia capitale aveva messo gli occhi. I pubblici ministeri sembrerebbe che imputino a Venafro alcune pressioni che avrebbe fatto sulla direttrice della Centrale unica degli acquisti, Elisabetta Longo, per favorire e far entrare nella commissione aggiudicatrice della gara Angelo Scozzafava, ex direttore del Dipartimento politiche sociali del Comune di Roma, indagato nella stessa inchiesta di Mafia Capitale per associazione di stampo mafioso e corruzione aggravata.
L’Espresso era stato uno dei pochi ad aver scritto, nel giugno del 2013, di un’indagine già aperta sul conto di Venafro per bancarotta fraudolenta. Questa volta però non ha detto nulla.