Il golpe nascosto
Tutti saprete che il governo Berlusconi ha deciso di fare il salto di qualità: dalle leggi ad-personam siamo riusciti ad arrivate alle leggi ad-listam. Riassumiamo la situazione, perché (visto che i tg la hanno spiegata così bene…) nessuno ci capisce più nulla. Punto di partenza: la lista del Pdl in provincia di Roma viene esclusa dalle elezioni perché non presentata in tempo, in Lombardia la candidatura di Formigoni è annullata per irregolarità nelle firme di una delle liste a lui collegate. Cosa succede: il Pdl insorge e non sapendo più che pesci pigliare (senza considerare l’ipotesi di accettare il proprio errore) decide che la soluzione deve essere politica. Punto di arrivo: ieri sera il CdM approva un decreto-legge, poi firmato da Napolitano, che rende possibile presentare le liste una seconda volta prorogando i termini.
Partirò dall’opposizione che, qualsiasi cosa si dica, ha delle responsabilità elefantiache. Ora che il decreto è approvato, tutti si scagliano contro il Governo e contro il Presidente della Repubblica. Facile vero? Cosa facevano fino ad un paio di giorni fa, quando comunque già si sapeva che il governo sarebbe intervenuto? Casini era pronto ad un accordo, senza neanche fare riserve. Di Pietro era d’accordo sul fatto che fosse necessario fare qualcosa (se cercate tra le sue ultime dichiarazioni, non troverete quella in cui dice che “la miglior soluzione quella di rendere di nuovo possibile presentare le liste”). Bersani (ed è un miracolo) è stato l’unico a scagliarsi contro un possibile decreto e contro un provvedimento apposito. Ora che la frittata è fatta, tutti i politici dell’opposizione naturalmente si scagliano contro il decreto. E ci mancherebbe. Ipocrisia?
Parliamo poi del Presidente della Repubblica. In molti hanno dato la colpa di tutto al Presidente della Repubblica, poiché è stato lui a firmare il decreto-legge del Governo. Fermo restando che da nessuna parte sta scritto nella Costituzione che un decreto o una legge possono essere respinti solo in caso di incostituzionalità (vedi art. 74), non credo che l’accusa rivolta a Napolitano sia quella giusta. Ciò non significa che io dica che non sia sua responsabilità ciò che è accaduto. La colpa di Napolitano è stata, a parer mio, non l’aver partecipato alla ideazione della misura da adottare, né la firma del decreto, ma la causa da lui dichiarata per la quale ha firmato il decreto. Secondo Napolitano, non era concepibile che non fosse ammesso alle elezioni il maggior partito del paese, privando coloro che in quel partito si riconoscono di poterlo votare. E questo è sbagliato. Tutti i partiti e i gruppi politici devono essere uguali davanti alla legge, a prescindere dal loro numero di voti e dal loro consenso. Quando avviene che un partito è superiori agli altri agli occhi delle istituzioni, ci si ritrova in un regime. Infatti, poiché i partiti sono la rappresentazione di idee, se un partito è superiore agli altri le idee che rappresenta sono superiori a quelle degli altri. Così nascono i regimi, quando un partito è superiore agli altri. Napolitano si sarebbe premurato di firmare un decreto che salvasse una listarella semi sconosciuta? No, ce lo ha detto implicitamente lui. In questo ha fatto un errore politico, istituzionale e costituzionale enorme.
Un po’ di spazio deve essere dedicato anche al governo e alla maggioranza, che sono i veri responsabili di ciò che è accaduto. In quale paese normale il governo legifera (attenzione: il governo è spesso l’organo che legifera ultimamente, non il parlamento) a suo vantaggio facendo in modo da riammettere alle elezioni le proprie liste escluse dalla competizione elettorale? In nessuno, ma sappiamo tutti benissimo che l’Italia non è un paese normale. Tutti nella maggioranza, invece di riconoscere i propri errori, ha parlato di un “vulnus”. “Vulnus”, una parola non presa da un dizionario di latino, la lingua di coloro che hanno inventato il diritto romano su cui si basano gli stati moderni, ma una parola presa da un dizionario di “latinorum” (e qui cito Manzoni). Una lingua che, appunto, ha il solo scopo di imbrogliare l’interlocutore e, come disse tanti anni fa un grande politico, fa applicare le leggi ai nemici e le fa interpretare agli amici (curiosa coincidenza che il decreto sia proprio “interpretativo”, eh?). Con questo decreto legge Berlusconi ha privato di significato tutte le leggi, non solo quella elettorale. Che senso ha una legge se non vale per tutti? Quello di ieri sera è stato un Golpe vero e proprio, anche se nascosto. Hanno mostrato che per prendere il potere e mantenerlo nelle loro mani sono disposti a tutto, ma la loro tecnica è subdola: non usano i fucili, ma i decreti.
GIORGIO MANTOAN