Il ruolo di un giornalista in una democrazia decadente

Quando si ha un attacco alla stampa l’Italia reagisce sempre agitando bandiere e assumendo l’aria da bambino sorpreso, come quando scopre che i bruchi si trasformano in farfalle.  La legge Bavaglio non è il primo attacco tentato dai politici alla stampa. E’ il quinto. Abbiamo nella nostra recentissima storia ben due attacchi alla libertà di stampa fatti da due ministri di sinistra ( nel ’93 con il decreto Conso del governo Amato e il decreto del ministro Flick nel ’96 con il governo Prodi). Inoltre abbiamo avuto attacchi di tre ministri di destra ( il decreto Biondi nel ’94 con il governo Berlusconi, un decreto fatto dal ministro Castelli nel 2005 sempre durante un governo di Berlusconi e nel 2006 da parte di Mastella durante il governo di Prodi).

Ne abbiamo subiti molti. Eppure la sorpresa è sempre la stessa.

L’ultimo attacco alla libertà di stampa lo conosciamo tutti: la legge Bavaglio. Un condensato di brutte notizie. Se non morite tutti di cancro allo stomaco vorrei ricordarvi cosa prevede questo “favoloso” ddl.

Il divieto di pubblicare le intercettazioni. La pena per un criminale del genere consiste in un mese di vita sprecato in un carcere e in più una multa che può arrivare fino a dieci mila euro. Gli editori però se la passano peggio dei giornalisti, la multa per loro sale a 450 mila euro.

Per chi avrà la brutta idea di pubblicare le intercettazioni che verranno distrutte vivrà in carcere per tre anni e potranno sospenderlo dal lavoro.

Non è finita qui. Non sarà più possibile registrare una conversazione di nascosto (tranne che per i giornalisti) a meno che non siate disposti a farvi dai 6 mesi ai 4 anni di galera.

Questi non sono tutti i punti del nostro ddl, ma vorrei farvi una domanda: il ruolo del giornalista in tutta questa faccenda qual è? Il ruolo del giornalista, per ora, è stato quello di subire e resistere alla politica mafiosa italiana. Resistere. Stringere i denti. Andare avanti.  Abbassare la testa. Turarsi il naso a causa della puzza. Ma gli occhi e le orecchie ad un giornalista non glieli tappi.

Se solo reagissero una volta. Oppure: se solo potessimo udire le voci che, malgrado tutto, conosciamo così bene. Il 1 Luglio le abbiamo ascoltate e ci sono piaciute. Il 9 luglio i giornali non usciranno e fanno bene!  Forse quel giorno gli italiani si renderanno conto di quanto un informazione corretta sia necessaria. Oppure non si accorgeranno di nulla. Siamo così tanto influenzati dalla televisione che se ci dicessero che la Terra in realtà è Marte, noi ci crederemmo. Siamo un popolo ingenuo. L’Italia guarda i Tg e sta zitta. L’Italia ascolta e legge le notizie scandalose e sta zitta. L’Italia ascolta e legge le migliorie che, questa legge, porterà alle loro vite (“più privacy?”) e sta zitta.  I giornalisti guardano e ascoltano questo mutismo generale e cercano di capire se uno sciopero, un loro sciopero, gioverebbe all’Italia.

Vorrei dire una cosa ai giornalisti.

Per  troppo tempo non si capiva più quale era il vostro vero ruolo in questa democrazia che ricorda molto “1984” di George Orwell. Ora è il momento che si capisca il vostro ruolo.

Il vostro compito è quello di portare le notizie nel nostro Paese.

Il vostro compito è di ricordare alla gente che, se questa è ancora una democrazia, i cittadini hanno ancora dei diritti. Il ruolo del giornalista in una democrazia decadente non è quello di stare zitto. Non è quello di fare propaganda. E’ informare. E’  bastonare (metaforicamente parlando) il potere. Il vero ruolo del giornalista è quello di scrivere e, mentre scrive, deve cercare di mantenere intatta la democrazia, i diritti e i veri valori.

Il ruolo del giornalista forse noi italiani dobbiamo riscoprirlo. Ci costerà fatica. Senza questa fatica però l’Italia cadrà sempre più in basso.

MARILUNA BARTOLO

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