Il venerdì di paura del terrorismo jihadista

Quando, nei giorni scorsi – in occasione dell’inizio del Ramadan – l’Isis aveva invitato i suoi sostenitori ad aumentare gli attacchi contro i cristiani, gli sciiti e i sunniti nessuno ci aveva badato. E invece ecco che arrivano, implacabili e devastanti, gli attacchi terroristici in quattro diversi Paesi.

Lione, Sousse, Kuwait City e la Somalia. Questi i luoghi devastati dagli attacchi terroristici dello scorso venerdì 26 giugno. Un attacco globale a luoghi turistici, industriali e religiosi che ha fatto tornare in tutto il mondo la paura verso il Daesh (che ha rivendicato gli attacchi alla Moschea e al resort) e l’estremismo religioso.

Unico comune denominatore: l’imprevedibilità delle mosse dei lupi solitari della jihad.

Alcuni poliziotti e pompieri francesi all'entrata della fabbrica di Air Products a Saint-Quentin-Fallavier (PHILIPPE DESMAZES/AFP/Getty Images)
Alcuni poliziotti e pompieri francesi all’entrata della fabbrica di Air Products a Saint-Quentin-Fallavier (AFP/Getty Images)

Paura, paura per ciò che è accaduto e una paura dalla quale prende le distanze il presidente francese Francois Hollande: «Ci vuole azione, dissuasione e prevenzione, bisogna portare avanti dei valori, non piegarsi alla paura, non cedere a sospetti intollerabili». 

FRANCIA

Questa volta a essere colpito è stato un impianto di produzione di gas nell’Isère, la società Air Products, di proprietà statunitense. L’attentatore – arrestato e identificato dalla polizia come il 35enne Yassim Salhi – contava di far saltare in aria tutto lo stabilimento. L’esplosione è stata inferiore alle sue aspettative, ma l’attentatore ha fatto trovare la testa mozzata di un uomo – il capo dell’azienda di trasporti per cui lavorava – con sulla pelle delle iscrizioni in arabo. Sul posto è stata trovata anche una bandiera nera, sempre con delle scritte in arabo, apparentemente riconducibile all’Isis.

«Non abbiamo dubbi che volessero far saltare l’intero complesso industriale», ha detto il presidente Francois Hollande. Non solo l’attentatore ha scelto un obiettivo strategico – un impianto di gas, appunto – ma anche “simbolico”: lo stabilimento, infatti, è di proprietà dell’unità francese della compagnia statunitense Air Products.

Salih, residente a Saint- Priest, vicino Lione, non ha precedenti penali e non era noto per collegamenti con terroristi, ma aveva attirato l’attenzione delle autorità per i suoi legami con ambienti salafiti. Fonti giudiziarie citate da Le Figaro riferiscono che Salhi avrebbe effettuato in passato diverse consegne alla fabbrica Air Product. Un dettaglio inquietante, che dimostra la vulnerabilità di potenzialmente qualunque ambiente, centrali nucleari incluse.

Fonte: Afp
Fonte: Afp

SOMALIA

In Somalia i miliziani appartenenti all’organizzazione terroristica al-Shabaab hanno attaccato una base della missione dell’Unione africana (Amisom), facendo almeno 30 morti. Stando a quanto riferito dagli abitanti del villaggio Lego, situato 100 chilometri a nord-ovest di Mogadiscio, l’attacco è iniziato con un attentato kamikaze all’ingresso della base, seguito dall’assalto lanciato da decine di combattenti armati di mitragliatrici e lanciagranate. La base è gestita dai soldati del Burundi, che fanno parte del contingente di 22.000 uomini di Amisom.

Il portavoce del gruppo terroristico ha rivendicato la morte di “decine” di persone, sostenendo che i jihadisti avrebbero preso il controllo della base: «La bandiera nera islamica sta sventolando sulla principale base dell’Amisom a Lego da questa mattina (venerdì 26 giugno – ndr) e i cadaveri del nemico sono sparsi in tutta l’area, mentre i mujaheddin hanno requisito tutte le loro armi», ha detto il comandante di al-Shabaab Mohamed Abu-Yahya.

KUWAIT

Un attentato di un kamikaze in una moschea sciita in Kuwait è costata la vita ad almeno 25 persone e ha causato il ferimento di altre 202. L’azione terroristica è stata rivendicata dallo Stato islamico Isis.

Si tratta del primo attentato sferrato da questi integralisti islamici in un Emirato del Golfo.

Gli sciiti, che coprono circa un terzo della popolazione di 1,3 milioni di abitanti del Kuwait, sono considerati infedeli dai sunniti dell’Isis.

Testimoni oculari hanno raccontato che l’attentatore è entrato nella moschea quando era in corso la preghiera del venerdì di fine mattinata.

Le milizie di Isis hanno compiuto nelle scorse settimane attacchi contro moschee sciite in Yemen e Arabia Saudita e anche in Iraq organizzano regolarmente azioni terroristiche contro i pellegrini, le moschee e i quartieri degli sciiti.

TUNISIA

Sono almeno 37 le persone morte nell’attacco sferrato contro due hotel all’interno di un resort turistico nella zona di Port El Kantaoui a Sousse, in Tunisia. Ammonta a 36, invece, il numero dei feriti. I due terroristi 2015-06-26T144856Z_149140939_GF10000140019_RTRMADP_3_TUNISIA-SECURITY-093-kB2B-U43090989815062eb-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443responsabili dell’attacco ai due hotel, sarebbero arrivati via mare a bordo di un gommone e avrebbero fatto irruzione sulla spiaggia. A quel punto uno dei due avrebbe aperto il fuoco con granate e ha sfoderato un kalashnikov che aveva nascosto sotto un ombrellone. È quanto racconta alla radio locale Mosaique FM l’uomo d’affari tunisino Houcine Jenayah, che cita come fonte dei testimoni oculari.

Ci sarebbero turisti britannici e tedeschi fra le vittime dell’attentato. A riportarlo sempre la Mosaique FM, senza citare però fonti.

L’attentatore è stato successivamente ucciso. Si chiamava Seifeddine Rezgui ed era uno studente di Kairouan di 23 anni. A sentire le prime ricostruzioni il giovane era originario di Gâafour, nel governatorato di Siliana, si era diplomato nel 2011 e laureato nel 2014, iscrivendosi poi a un master. Pare che frequentasse dei corsi in una moschea che era fuori dal controllo dello Stato e che fosse a contatto con dei salafiti nella città di Kairouan. 

Il secondo terrorista, protagonista dell’attentato in Tunisia, è stato arrestato. Lo riferiscono i media locali che hanno anche diffuso le foto dell’uomo, visibile tra due poliziotti. L’uomo sarebbe stato fermato all’ingresso dell’autostrada di Sousse.

SE QUESTO ARTICOLO TI E’ PIACIUTO, SOSTIENI WILD ITALY CON UNA DONAZIONE!

Laura Frustaci

Nata e cresciuta a Roma dove ha fatto i suoi studi universitari alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università La Sapienza (Master in Sicurezza economica, geopolitica e intelligence, Laurea magistrale in Management pubblico e e-government) Lavora al Ministero dell'Interno dal 1990 (oggi con mansione di Funzionario del Gabinetto del Ministro) e con il tempo è entrata in contatto con la realtà dell'immigrazione prima per motivi lavorativi, poi di studio ed infine per passione, tanto che ha fondato la Rise Onlus, Associazione internazionale per i giovani e lo sviluppo, insieme alcuni amici africani, ma con cittadinanza italiana. COLLABORATRICE SEZIONE ESTERI (MEDIO ORIENTE)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Shares