“+5% di Pil entro il 2050 se si investe sull’ambiente”. Parola dell’Ocse

Ambiente, difesa della natura, lotta agli sprechi. Sono solo alcuni dei temi tornati al centro del dibattito in Italia dopo i recenti casi di incendi e i problemi di carenza d’acqua causati dal prolungato periodo di caldo.

Fonte: ioAcquaeSapone

QUANTO INVESTE L’ITALIA PER SALVAGUARDARE “MADRE NATURA”?

La domanda è d’obbligo: quanto stanzia l’Italia per il comparto dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare? Un dato ci viene fornito dall’ Ecobilancio dello Stato – Relazione illustrativa al Disegno di legge di Bilancio 2017-2019, datato ottobre dell’anno scorso:

Le risorse finanziarie stanziate dallo Stato per la spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali secondo il Disegno di legge di Bilancio ammontano a circa 2,1 miliardi di euro nel 2017, pari allo 0,4% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato. Le stesse subiscono una lieve riduzione nel 2018 e 2019 (0,3% del bilancio dello Stato in ciascun anno). Si tratta delle risorse iniziali stanziate […] per il triennio 2017-2019. Rispetto agli stanziamenti iniziali destinati alle stesse finalità nel 2016, pari a oltre 2,6 miliardi di euro, si registra una diminuzione del 19% circa per il 2017.

Il nostro paese, quindi, investe – nel 2017 – lo 0,4% della spesa complessiva per tutelare e proteggere “Madre Natura”.

A onor del vero bisogna ammettere che non sono solo queste le risorse economiche che possono essere investite. Ci sono, infatti, gli stanziamenti di bilancio che possono aumentare grazie a “variazioni in corso di esercizio”. Nel 2015, per esempio, queste variazioni in corso d’opera hanno portato 736 milioni di euro in più rispetto a quanto stabilito a inizio anno.

Ci sono poi i soldi non spesi provenienti dalle gestioni annuali precedenti: “Nel 2015 circa il 23,6% delle risorse a disposizione (massa spendibile) per finalità ambientali è provenuta per l’appunto da residui accertati all’inizio dell’esercizio”.

OCSE: “INVESTIRE NELLA LOTTA AL CLIMATE CHANGE FA BENE ALL’ECONOMIA”

 

L’Ocse, in un report del giugno scorso dal titolo “Investing in climate, investing in growth”, analizza quali potrebbero essere gli effetti positivi della lotta al climate change sull’economia dei paesi industrializzati.

Il risultato, come si vede dal grafico mostrato, non lascia spazio a interpretazioni. Discutere di ambiente, green economy e lotta ai cambiamenti climatici investendo anche risorse economiche consistenti porterebbe a segnare un +1% di crescita per il Pil dei paesi del G20 entro i prossimi 4 anni. La percentuale potrebbe addirittura raddoppiare (+2,8%) entro il 2050. 

Inoltre, scrive l’Ocse: «Se viene conteggiato anche il beneficio economico che deriva dall’aver evitato i danni da cambiamenti climatici, l’impatto economico positivo sul Pil per il 2050 arriva al +4,7%».

COME SI PUO’ INVESTIRE NELL’AMBIENTE?

I paesi del G20, sempre secondo l’Organizzazione, dovrebbero privilegiare politiche che stimolino la crescita e – parallelamente – provvedimenti di tutela e protezione dell’ambiente. Infine, per contrastare il climate change, bisogna dare il via a incentivi economici e impulsi all’economia che si focalizzino su investimenti in infrastrutture che rispettino il clima. 

 

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Matteo Marini

Giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics - Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.

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