Italicum: cosa prevede la nuova legge elettorale
L‘epopea è finita. Mercoledì mattina, dopo l’ultimo ok della Camera, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato l’Italicum. L’Italia, dopo 10 anni, ha una nuova legge elettorale. Dunque addio al Porcellum, la precedente legge elettorale che era stata sottratta di una serie di norme annullate dalla Corte Costituzionale nel 2013. Se si realizzerà anche la riforma del Senato (la cui materia è strettamente connessa all’Italicum) alle prossime elezioni si ridurranno al minimo i rischi di ingovernabilità: un unico partito avrà la maggioranza (55%) di un’unica Camera.
Ma come si è arrivati a questa legge?
L’ITER DELLA LEGGE.
L’iter dell’Italicum iniziò proprio nel momento in cui fu cancellato parte del Porcellum. Quest’ultimo prevedeva l’elezione di Deputati e Senatori in due modi distinti. Per il primo ramo del Parlamento si utilizzava un sistema proporzionale corretto in senso maggioritario a livello nazionale: la coalizione o il partito che prendeva più voti otteneva automaticamente la maggioranza dei seggi (340) mentre gli altri 275 erano distribuiti in relazione diretta ai voti (se un partito o coalizione prendeva il 15%, aveva il 15% delle poltrone rimaste). Per la seconda camera, invece, si applicava lo stesso sistema, ma su una complessa base regionale. Pertanto a seconda della popolazione (più o meno corposa) delle varie Regioni veniva attribuito ad ognuna un numero di seggi. A quel punto il partito o coalizione che otteneva più voti otteneva un premio di maggioranza locale (55% dei seggi regionali), per gli altri sistema proporzionale secco.
Anche le soglie di sbarramento (limite sulla percentuale di voti per entrare in Parlamento) variavano nelle due ali del Parlamento. Alla Camera accedevano i partiti con almeno il 4% dei voti e le coalizioni sopra il 10% (nelle quali ai singoli partiti bastava il 2%). Al Senato, invece, le singole liste dovevano ottenere l’8%, mentre le coalizioni il 20% (all’interno delle quali ai partiti bastava il 3%). Infine in tutti i collegi elettorali (parti in cui era diviso il territorio italiano per l’elezione delle camere) le liste delle varie formazioni politiche erano bloccate: tutti i nomi erano scelti dal partito.
Il 4 dicembre 2013, però, la Corte Costituzionale dichiarò la legge incostituzionale, in riferimento al premio di maggioranza e alla mancanza di preferenze. In pratica va contro la nostra Costituzione assegnare il premio “solo” a chi prende più voti senza soglie (in linea teorica anche con il 4% dei voti effettivi si poteva arrivare al 55%) e imporre al cittadino una lunga serie di candidati scelti dallo stesso partito.
D’altronde lo stesso Calderoli, estensore della legge, l’aveva definita “una porcata” (da cui il nome Porcellum). Dal 16 gennaio 2014 l’annullamento delle parti in relazione alle materie citate fu formalmente effettivo. Era necessaria una nuova legge.
In realtà già a fine 2013 il Governo Monti voleva scriverla, ma il suo governo di larghe intese non trovò una convergenza. Anche il Governo Letta non riuscì nell’impresa. E così Renzi.
La sua proposta è comparsa proprio nel gennaio 2014 ed è stato uno dei punti salienti dell’accordo con Berlusconi (patto del Nazareno). A quel punto si è cominciato a parlare di Italicum (un altro neologismo che voleva significare una convergenza vasta per il bene del Paese). La legge è stata pensata in stretta correlazione con la Riforma del Senato: trasformare quest’ultimo in un organo non elettivo con funzioni ridotte all’osso e scrivere una norma elettorale solo per la Camera.
A quel punto il ddl, nel lungo iter parlamentare, è stato cambiato più volte fino alla cosiddetta formula “Italicum 2.0”.
Infine nel gennaio di quest’anno (prima della recente approvazione finale alla Camera), a seguito dell’ultimo emendamento del senatore Giuseppe Esposito (PD), il Senato della Repubblica ha approvato il progetto di legge con i voti decisivi di Forza Italia. Una delle caratteristiche peculiari di tale emendamento è che, visto che la riforma del Senato non era e non è stata ancora approvata, l’ ”Italicum 2.0” entrerà in vigore solo nel luglio 2016. Arrivati a quella data il Governo spera di aver portato a casa anche la trasformazione del Senato. Inoltre sia l’approvazione al Senato che quella recente alla Camera sono susseguite al “porre la questione di fiducia”. E, dato che la relazione di fiducia tra esecutivo e Parlamento è la condizione necessaria per l’esistenza del primo, in pratica Renzi – in caso di respingimento – avrebbe rimesso a Mattarella il suo mandato presidenziale, dimettendosi.
LE NOVITA’.
Dunque cosa prevede la nuova legge elettorale?
Secondo quest’ultima l’elezione a suffragio universale riguarda solo la Camera dei Deputati. L’Italia è divisa in 100 collegi plurinominali (in ognuno si vota per più deputati) divisi tra le diverse circoscrizioni (27 dato che alcune regioni ne hanno 2 o 3, a cui si aggiunge la circoscrizione Estero). Dato che quest’ultima vota per 12 deputati la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni si effettua dividendo il numero di abitanti dell’Italia per 618 e distribuendo poi i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione (articolo 56 della Costituzione). I seggi variano da un minimo di 3 ad un massimo di 9. Fanno eccezione: il Molise e le circoscrizioni Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige/Südtirol. Il primo corrisponde ad un unico collegio uninominale mentre le seconde ne hanno più dello stesso tipo.
Il sistema mantenuto è stato quello proporzionale corretto in senso maggioritario, ma con l’introduzione di una soglia per il premio di maggioranza ed un eventuale ballottaggio. In pratica c’è un primo e un secondo turno di elezione. Al primo turno se un partito (singola lista e non coalizione di liste) supera il 40% dei voti validi ottiene un premio di maggioranza per raggiungere il 55% dei seggi della Camera: 340. Gli altri partiti o coalizioni, invece, ricevono le poltrone proporzionalmente ai voti ricevuti sulla parte restante (275 seggi). In questo caso le elezioni terminano qui.
Nel caso in cui, invece, nessun partito riesce a raggiungere quella soglia viene istituito un secondo turno: il ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più consensi. Quindi si va a votare scegliendo solo tra lista A e B. Chi vince ottiene il premio di maggioranza per arrivare a 340 deputati.
Dunque risolto il primo motivo di incostituzionalità evidenziato per il Porcellum (il premio di maggioranza senza soglie) e la forte tendenza di quella legge all’ingovernabilità (ora c’è solo una camera con un vincitore assicurato).
Venendo al secondo motivo di incostituzionalità (le lunghe liste di nominati) il Governo ha risolto con una mediazione: le nuove liste avranno i capolista bloccati (stabiliti dal partito), mentre per gli altri deputati il cittadino potrà scegliere esprimendo due preferenze. Le preferenze dovranno essere di sesso opposto, pena l’annullamento della scheda elettorale. Il livellamento sessuale, inoltre, riguarda anche i capolista, che non possono essere più del 60% di ogni circoscrizione per uno dei due sessi.
I capolista, poi, possono essere candidati in un massimo di 10 collegi, mentre gli altri possibili deputati in uno soltanto. Questo fa sì che la maggioranza della nuova Camera sarà formata dai “prescelti” dei partiti (alcuni parlano addirittura dei 2/3).
La soglia di sbarramento per entrare in Parlamento, infine, è del 3% e riguarda solo la singola lista.
Cosa rimane, allora, delle coalizioni? Nulla, almeno dell’idea di coalizione che si aveva fino ad oggi. Da ora la coalizione avrà solo un eventuale fine simbolico e non materiale, nel senso: allearsi non aiuterà a raggiungere la maggioranza, ma eventualmente solo a consolidarla (per approvare le leggi costituzionali ad esempio), realizzando un’ampia convergenza.
L’ANALISI E LE PROTESTE.
L’analisi della legge si può dividere in due piani: costituzionale e prettamente politico. Sul piano costituzionale un possibile motivo di contrasto “macroscopico” (evidente) alla nostra Carta fondamentale potrebbe essere il seguente: il limite al numero dei deputati in base al sesso si può interpretare come violazione dell’art. 3 della Costituzione. Quest’ultimo, infatti, recita nel primo comma: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso”. Bloccare la candidatura del deputato eccedente a seconda che sia “uomo” o “donna” può significare impedire l’uguaglianza di fronte alla legge.
Le altre definizioni di “incostituzionalità” da parte delle opposizioni, invece, riguardano aspetti meno evidenti della legge. Per questo, secondo Antonio Baldassarre, ex membro della Corte Costituzionale, ci sono solo sottili “profili di incostituzionalità” e il presidente Mattarella firmando la legge ha compiuto il suo dovere. Tali profili riguardano, sopratutto, il fatto che inserire una soglia per il premio di maggioranza e poi il ballottaggio non significa eliminare del tutto il premio di maggioranza sproporzionato del Porcellum.
Sul piano politico, invece, i pareri sono tutti egualmente chiari. Secondo le opposizioni la legge è stata approvata in modo forzato (attraverso la fiducia) ed fondata su un’idea sbagliata: rendere più difficile, o banalmente inutile, la formazione delle coalizioni e impedire la scelta di tutti i rappresentati andrebbe contro i principi cardine della nostra democrazia. Inoltre, dicono, si tratta di una legge fatta su misura del PD di Renzi: unico partito che al momento potrebbe raggiungere il 40% e che, comunque, andrebbe a finire sicuramente al ballottaggio. I parlamentari del partito hanno risposto che, allora, in linea teorica, questo Italicum favorisce anche un partito come il Movimento Cinque Stelle che si è sempre opposto alla formazione di coalizioni (solo con una legge così, quindi, potrebbe sperare di ottenere il premio di maggioranza). Stesso discorso potrebbe valere per la Lega Nord di Salvini (che propone un progetto politico autonomo che i sondaggi danno al 13-14%).
Comunque, favorisca o meno Renzi, l’Italicum è ancora una legge a metà. Se non si approverà la riforma costituzionale del Senato entro luglio 2016 si genererà un caos normativo. Qualora si dovesse andare al voto, infatti, per la Camera si utilizzerebbe tale legge, mentre al Senato si opterebbe per il “Consultellum” (il Porcellum senza le parti annullate dalla Corte Costituzionale). Ancora più drammatico, forse, sarebbe l’eventualità di elezioni prima del luglio 2016: si dovrebbe votare con questo Consultellum. In pratica non vincerebbe nessuno. A questo punto, quindi, conviene sperare in una rapida quadratura del cerchio.
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