L’Inter è campione d’ Italia
E finalmente il giorno arrivò. Ieri, 16 maggio, si è disputata l’ultima giornata del campionato; un campionato tirato, sofferto e incerto fino alla fine, e dunque per questo molto bello. L’ha vinto l’Inter, la squadra più forte, più attrezzata, capace di una stagione incredibile che potrebbe coronare sabato prossimo vincendo la finale di Champions league; eppure, per 18 minuti, i campioni sono stati i giocatori della Roma, unica squadra ad aver avuto la forza di contendere questo scudetto ai neroazzurri, dopo le cadute in serie di Juventus e Milan.
Sono proprio i giallorossi ad andare in vantaggio nel primo tempo di Verona, contro il Chievo, con un uno-due firmato da Vucinic e De Rossi, che mette la squadra di Ranieri in testa alla classifica. Situazione questa già verificatasi non più di due anni fa, quando a 45 minuti dalla fine del campionato i capitolini avevano superato i milanesi al fotofinish: quel giorno ci aveva pensato Ibrahimovic a risolvere la situazione per l’Inter, che cosi potè mettere le mani sul suo sedicesimo titolo. Stavolta però la storia sembra essere diversa: la Roma ha ormai messo in banca il suo risultato contro un Chievo piuttosto arrendevole, mentre a Siena la formazione di casa combatte con le unghie e con i denti per rendere la vita difficile ai campioni d’Italia. Poi accade qualcosa.
Accade che al minuto 12, il capitano neroazzurro si involi sulla sinistra arrivando fino al limite dell’area, dove scarica per l’attaccante con la maglia numero 22, che con un esterno destro precisissimo deposita in rete per il vantaggio. 22, come i gol che ha segnato in campionato con questo: è Diego Milito, signori, l’uomo della storia interista, che riporta a Milano il quarto scudetto consecutivo per il club di Moratti. Rapidamente infatti scorrono i minuti e ci si avvicina sempre più alla festa. Al fischio finale si scatena il tripudio interista, con i giocatori festanti (ma non troppo in vista della finale europea), il presidente su di giri e tutto un popolo infesta.
C’è solo un uomo che non prende parte alla festa dei suoi: Josè Mourinho, the special one, il condottiero neroazzurro. Alza timidamente le mani al cielo, poi imbocca subito nel tunnel, vuole lasciare che sia la squadra a festeggiare. Rieccolo poi per la premiazione, timido, sulle sue, quasi impacciato, lui che fa della sua forte personalità il suo cavallo di battaglia. Infine le lacrime: inattese, improvvise per un uomo che ha vinto cosi tanto nella sua carriera: forse allora ci tiene davvero ai suoi ragazzi, al suo popolo, ad un club al quale si è stretto sempre più con il passare dei mesi; l’Inter deve essergli entrata nel cuore. E non importano le voci, le smentite e i fiumi di parole sul suo futuro al Real Madrid: quelle lacrime hanno parlato più di mille parole. Lacrime d’addio? Solo lui lo sa. Solo una cosa al momento è certa: la sua Inter è campione d’Italia e si appresta a giocare la partita più importante della sua storia recente. Per adesso ci teniamo le lacrime, l’addio può aspettare.
TOMMASO BUZZELLI
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