La destra dimenticata
Oggi, anziché il solito appuntamento con “I figli della storia” che riprenderà normalmente dal prossimo lunedì, voglio proporvi una selezione di testi scritti da Indro Montanelli che parlano di una destra ormai dimenticata. Si tratta di una destra il cui nome è stato infangato prima dal fascismo e poi dalla diffusione del berlusconismo, una destra che oggi è completamente scomparsa dal panorama politico italiano sostituita dalla destra dei teleimbonitori. Credo però che sia un’ideologia da rispolverare oggi per due motivi: per alzare il livello politico che mai è stato cosi basso e per proporre un’alternativa al PdL che non sia necessariamente il centro-sinistra attuale.
“Il peggior servigio che oggi un uomo di destra possa rendere alla destra è di gabellare quella attuale come una continuazione o resurrezione di Cavour, di Giolitti, di Einaudi. E non per motivi di ideologia (vorrei sapere quale è l’ideologia della destra attuale), ma di comportamenti morali, che sono molto più importanti di qualsiasi ideologia. Se questa destra vince [ed ha vinto, ndr], la parola destra, in Italia, diventerà impronunciabile per almeno un cinquantennio per ragioni di decenza”.
Ma ecco la spiegazione storica di questa destra liberale ormai dimenticata:
“In Italia dal suffragio universale in poi il liberalismo si spaccò in due anime, mai più ricucite: quella di Giolitti (e di Gobetti) che accettava il riformismo dei partiti di sinistra purché nel rispetto del metodo liberale, e quella di Salandra che non vedeva altra possibilità che il ricorso a metodi autoritari. Il divorzio tra queste due anime si consumò nel primo dopo-guerra quando i liberali di Giolitti rifiutarono subito il fascismo, quelli di Salandra amoreggiarono con esso e molti di loro entrarono nel famoso “listone” che dette la vittoria e il potere a Mussolini. Oggi nulla è cambiato. Gli eredi dei salandrini si ritrovano sotto le bandiere di Berlusconi. Sono i liberali in attesa di un caudillo da seguire e servire, gli stessi liberali che accorsero nel “listone” e per esso votarono: una famiglia alla quale io, liberale, non mi sento di appartenere. Appartengo all’altra: a quella che, ben sapendo di non poter diventare, in un’epoca di masse, un partito di massa, e quindi di non poter mai scalare il potere, cerca di proporre agli altri il modello e di convertirveli. Per me il liberalismo non è più, da un pezzo, un partito. E’ una scuola e una morale”.
Siamo distanti anni luce da personaggi di questa destra liberale come Ricasoli, successore di Cavour, che ordinò al quotidiano La Nazione di non utilizzare la parola “Chianti” perché essendo lui uno dei maggiori produttori, non voleva avvantaggiarsi di questa pubblicità gratuita. O come Quintino Sella che prima di entrare in politica vendette la sua azienda tessile ed in cambio comprò Buoni del Tesoro. O come Sonnino che vendette tutte le proprie aziende per non far salire il sospetto che le sue scelte politiche fossero prese con un fine diverso dal bene pubblico. O come Giolitti che non tenne mai comizi in piazza.
Anni luce che difficilmente potremmo colmare ma che sono una chiara dimostrazione che ora è tempo di fermarsi e cambiare strada almeno per salvare un poco della dignità che ancora ci rimane.
Scritto da FABIO per Voglio Resistere