La nostra quotidiana fine del mondo
Segnatevi questa data.
21-12-2012, la fine del mondo.
Ora segnatevi anche il 20, poi il 19, il 18, il 17, poi tutto il mese precedente, quello ancora prima, l’anno scorso e ancora l’altro. Insomma tutto.
Qui non si tratta di Maya o altro ma di noi.
La fine del mondo è già in atto da anni, sotto i nostri occhi. La profezia parla di distruzione e disastri. Provate ad aprire gli occhi quando uscite di casa, guardate quello che succede nella quotidianità e allora vi accorgerete che la fine del mondo è nello sguardo di quella persona che all’uscita dalla chiesa manda un’occhiataccia al mendicante quando qualche minuto prima ha recitato un passo del vangelo a memoria.
E’ nel razzismo che ogni giorno si manifesta in diverse maniere da soft a violento.
E’ nelle manovre di quelli che in mezzo al traffico ti devono superare per forza, magari sulla destra, magari mentre dall’altra parte sta arrivando una moto e magari vogliono avere anche ragione,
E’ nelle persone che non capiscono che da uniti si possono raggiungere obiettivi e quindi rimangono a lavorare durante i giorni di sciopero, magari guardandoti anche male perchè tu lo fai.
E’ in quelli che si fanno chiamare giornalisti ma sono solo compilatori di veline governative.
E’ nelle scarpe consumate delle persone che marciano dagli anni 70.
E’ nel rifiuto di un mutuo.
E’ nello 0,5% in più che guarda casouna banca mette sempre a suo favore.
E’ nel voler far passare per ricchi chi ha 5 mila euro sul conto magari in due.
E’ nel costringere chi lavora con disabili, anziani, tossici, uomini e donne senza fissa dimora, immigrati a scendere in piazza per chiedere un trattamento più dignitoso e magari un contratto.
E’ nei conti correnti e nei redditi di tutti i dirigenti capici solo di chiedere disponibilità ed elasticità ai loro dipendenti, quando l’unico posto fisso nel paese è il loro.
E’ nei ministri dalle lacrime facili, che non riescono a dire la parola sacrifici perchè loro non li hanno mai fatti, perchè piangono e due minuti dopo ti dicono con “garbo” e “gentilezza” che per far andare bene il paese devi essere licenziabile e guadagnare sempre meno.
Qui neanche l’Arca…
LUCA PUGLISI