La protesta degli “Indignados”. Aumenta la disoccupazione giovanile, proteste di studenti e ricercatori: “Così ci rubate il futuro”.

I teorici della generazione “Ni – Ni” oggi si risveglieranno con la consapevolezza di dover riconsiderare le proprie posizioni: le protratte contestazioni degli “indignados” a Madrid hanno rappresentato il desiderio dei giovani di poter lavorare, stabilmente, senza dover sopportare le costanti variabili del mercato e del mondo del lavoro. Le richieste politico-economiche avanzate dal movimento degli “indignati” spagnoli riflettono il malessere sociale e il desiderio di migliorare gli attuali standard di condizione lavorativa: meritocrazia, accessibilità e stabilità, fondi per la ricerca e per l’istruzione. Le immagini della protesta sono state trasmesse ieri sera (giovedì 26 maggio, Ndr) nella diretta di Annozero “E se domani…”: migliaia di manifestanti, a Puerta del Sol, richiedevano la possibilità di poter svolgere dignitosamente il proprio lavoro e di poter ottenere una casa. “La costituzione spagnola”, urla Jòse ai microfoni Rai e alla folla, “sancisce che ogni cittadino ha diritto ad un’abitazione: perché dobbiamo sopportare un mutuo di trenta, quarant’anni, quando le banche hanno a propria disposizione 600.000 case sfitte?”. I giovani e gli studenti sono disillusi e la fiducia nel mondo politico ha toccato i minimi storici: il “politichese” della “casta” istituzionale non risponde ai bisogni concreti della popolazione.

Anche in Italia si riaccendono forti polemiche sul mondo del lavoro, sull’imprenditorialità giovanile e sulle possibilità di inserimento professionale: solo un giovane su tre ha un contratto a tempo indeterminato, il 67% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 vive a carico della famiglia; le stime di F. Pace mostrano il forte risentimento dei laureandi italiani, che non credono nella politica del governo Berlusconi: i costanti tagli al mondo dell’istruzione (l’Italia stanzia annualmente un fondo per la scuola di 484 milioni di euro, contro il miliardo e 480 milioni della Francia), la mancata normalizzazione dei contratti a tempo determinato e l’assenza di una politica improntata sul ricambio generazionale sono percepiti come fattori di ostacolo nel mondo lavorativo.

La demagogica attenzione alle necessità degli studenti e i perpetrati tagli all’istruzione e alla ricerca hanno conseguenze economiche devastanti: i neolaureati e i giovani ricercatori preferiscono trasferirsi all’estero, preferibilmente negli Usa, nel nord Europa o in Giappone, dove hanno la possibilità di poter concretizzare le proprie aspirazioni lavorative. In Svizzera, il governo offre ai ricercatori, dotati di un progetto e di una laurea riconosciuta, un finanziamento di due anni (rinnovabile per altri quattro) sufficiente a mantenere un piccolo laboratorio e due assistenti; la Comunità Europea ha stanziato, complessivamente, 2.270 milioni di euro per favorire gli scambi linguistico-culturali degli studenti (Progetto Gioventù e Progetto Socrates, in cui rientra l’Erasmus). Nel rispetto del modus operandi “all’italiana”, il governo ha sancito che i fondi stanziabili per una singola ricerca universitaria non superino i 15-20 mila euro: la “fuga dei cervelli” comporta, annualmente, una perdita di 40 miliardi di euro di brevetti e nuove sperimentazioni.

Internet offre una attenta analisi sociale, i cui risultati possono essere sorprendenti: gli studenti, sui social network, rivendicano nuove prospettive per il futuro e hanno intuito i nuovi sbocchi economici offerti dal terzo millennio, come l’ecologia, la ricerca di nuovi materiali, la comunicazione globale e la “connettività”, il miglioramento dell’efficienza; i giovani, nonostante l’astensionismo di rigetto e il sentimento di avversione ai partiti politici, cercano di partecipare attivamente alla vita pubblica attraverso la propria potenzialità lavorativa ed imprenditoriale.

I “bamboccioni” dell’ex ministro Padoa-Schioppa hanno proposte concrete e il desiderio di partecipare attivamente nel rinnovamento socio-culturale italiano; inascoltati, scelgono il mezzo della protesta pacifica e degli strumenti di comunicazione offerti da Internet: il tam tam della rete permette uno scambio culturale vastissimo ed ha costituito una delle concause dell’organizzazione delle principali manifestazioni di protesta dei giovani in tutto il mondo. “Il messaggio alla classe politica è chiaro” – afferma il portavoce dei Movimenti Studenteschi- “ci stanno rubando il futuro, con i tagli e con i contratti a termine. Per un ragazzo di 20, 25 anni è impossibile pensare di poter affrontare un mutuo o costruirsi una famiglia. ”. Le difficoltà reali si riscontrano nell’accessibilità al mondo lavorativo e nel rinnovamento del contratto, la cui normalizzazione legale vincola i neolaureati in una situazione di incertezza del futuro e di impossibilità di costruirsi una propria autonomia rispetto alla famiglia: secondo il 61% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni, la prospettiva di “vivere e studiare in Italia non favorisce i progetti di vita e lavoro”. Si rendono necessarie nuove riforme meritocratiche che favoriscano la creazione di posti di lavoro stabili, al fine di poter permettere la creazione di nuovi nuclei familiari e abitativi (anche attraverso agevolazioni economiche flessibili).

Gli ultimi risultati elettorali evidenziano un forte malessere sociale ed esprimono le necessità delle classi lavorative future: con l’astensionismo che sfiora il 38%, la maggioranza ha perso, in media nazionale, 7-8 punti percentuali rispetto alle regionali del 2010, in favore di movimenti e liste civiche supportate unicamente dai movimenti giovanili; il termometro politico di Milano, da sempre banco di prova per le elezioni nazionali, ha segnato un forte mutamento dell’opinione pubblica: si percepisce un bisogno di cambiamento, in cui i giovani rivendicano un ruolo centrale. Mattia Calise, rappresentante di questa corrente di pensiero, è un ventenne studente universitario candidatosi alle comunali di Milano per rappresentare i gli studenti e i ricercatori nel mondo politico: “Serve un metodo diverso […], la democrazia diretta, cioè parlare e decidere con i cittadini! Noi proponiamo il bilancio partecipato, la viabilità partecipata…. forme per riavvicinare i cittadini e i giovani alla politica, per interpellarli durante la vita politica, non solo alle elezioni”.

MAX ZUMSTEIN

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