#RomaFF11, La Tartaruga Rossa: il poetico rapporto tra uomo e natura

Presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un Certain Regard, La Tartaruga Rossa (La tortue rouge) è il film di animazione che segna l’esordio dietro la macchina da presa del regista, sceneggiatore, animatore e illustratore olandese Michaël Dudok de Wit.the-red-turtle-la-tartaruga-rossa

Vincitore del premio Oscar per il miglior cortometraggio animato cortometraggio nel 2001 con Father and Daughter, De Wit con la sua nuova storia è riuscito ad incantare lo Studio Ghibli, tanto da indurlo a co-produrla. Presentata alla Festa del Cinema di Roma, La Tartaruga Rossa arriverà nelle sale italiane nel 2017 grazie a BIM.

Sinossi

Naufragato su un’isola tropicale popolata da tartarughe ed uccelli esotici, un uomo si ritrova a dover combattere per la propria sopravvivenza. Dando fondo a tutte le sue energie e al suo ingegno tenta più volte di fuggire su una zattera, costruita con i tronchi degli alberi che trova, ma ogni volta viene ostacolato da una creatura marina, che poi si scoprirà essere una grande tartaruga rossa.

Dopo vari tentativi, tutti falliti, l’uomo riesce finalmente ad avere la meglio sulla tartaruga, che viene abbandonata sulla spiaggia a morire, lasciando il posto a una misteriosa donna. A seguito di un’iniziale diffidenza, l’uomo e la donna cominceranno gradualmente una vita tranquilla insieme, allietata anche dalla nascita di un figlio.

Uomo, natura e famiglia

De Wit porta sullo schermo un film di animazione che è una moderna favola naturalistamostrando con sensibilità e poesia il rapporto tra l’uomo e la natura. Assistiamo così ad un la-tartaruga-rossavincolo che lega Madre Natura e l’uomo che la abita, sottolineando come quest’ultimo non possa vivere senza di Lei, che è al contempo genitore tanto premuroso quanto terribile.

L’opera cinematografica ribadisce quanto l’uomo sia impotente davanti la potenza della natura, trovandosi a subirla e senza – nonostante raramente riesca a prevalere – uscirne vincitore perché la morte della natura rappresenta anche la morte dell’uomo. E proprio capendo il suo errore, l’uomo protagonista de La Tartaruga Rossa capirà la necessità dell’unione con essa. Sarà infatti solo quando capirà questa verità che la sua vita sull’isola, fino a quel momento difficile, solitaria e triste prenderà una nuova direzione fatta di serenità e semplicità. Solo unendosi e rispettando la natura l’uomo sarà in grado di dare vita a qualcosa di unico e meraviglioso.

I temi quelli del rapporto con la natura – che deve essere sempre rispettata e protetta – e del vero senso della famiglia sono molto cari allo Studio Ghibli di Isao Takahata e Hayao Miyazaki, i quali non a caso hanno deciso di co-produrre la pellicola. Da questo punto di vista De Wit ricorda molto i due registi giapponesi.

La Tartaruga Rossa è un film molto particolare non solo perché presenta disegni tipici dell’animazione europea uniti ad argomenti che si ritrovano nelle pellicole di animazione orientale, ma soprattutto perché è privo di dialoghi. Le uniche “parole” presenti sono le urla di disperazione o le risa dei personaggi presenti sullo schermo.

Parla la natura

Se da un lato tale scelta può sembrare azzardata poiché l’assenza di dialogo potrebbe far risultare il tutto altamente noioso, dall’altro ha il grande pregio di riuscire a dare enfasi ad ogni gesto dei protagonisti. Se non altro perché, in questo modo, a parlare è la natura stessa. Lo spettatore sente la voce del mare, del vento, degli alberi, degli uccelli. L’assenza di parola permette a tutto ciò di arrivare con immediatezza.

la-tartaruga-rossa-filmDopo il prologo, in cui assistiamo al naufragio del protagonista, è possibile dividere La Tartaruga Rossa in cinque parti. Nella prima, assistiamo alla lotta tra l’uomo che cerca di fuggire dall’isola e la natura che implacabile glielo impedisce (almeno finché il naufrago non avrà il sopravvento). La seconda vede l’apparizione della misteriosa donna e della successiva vita insieme dei due, che sarà coronata dalla nascita di un figlio. La terza ci mostra la tranquilla e ciclica vita famigliare. La quarta esplica come sia naturale per un ragazzo lasciare casa e la quinta ed ultima vede l’uomo e la donna vivere gli ultimi anni di vita insieme.

Attraverso la vita del nucleo famigliare, con ritmi e abitudini che si ripetono quotidianamente, il regista mette in mostra come la natura tramite la regolare ripetitività riesca a rinnovarsi e a dare vita a qualcosa di nuovo e come a volte, per far ciò, sia necessario distruggere ciò che esisteva prima, perché per far posto al nuovo capita di dover distruggere il vecchio.

Commovente, emozionante, poetico, struggente. La Tartaruga Rossa è un film da vedere assolutamente, consigliato anche ai non amanti del genere.

 

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, inizia a collaborare (e tutt'ora collabora) come critico di cinema e fotografo di concerti con varie webzine di cui da subito ha sposato il progetto con entusiasmo. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. CAPOSERVIZIO CINEMA

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