L’arte dell’essere spudorati

Con l’arrivo dei cosiddetti «tecnici», sembrava che di Berlusconi e soprattutto del berlusconismo avremmo sentito parlare sempre meno. Anche il progressivo intensificarsi del silenzio stampa dell’ex presidente del Consiglio e dei suoi sottoposti lasciava aperte le porte a quest’ipotesi. Tra ieri e oggi però due interventi ci hanno ricordato la dura realtà italiana: prima le dichiarazioni della Santanchè, poi l’“intervista” di Berlusconi a Il Giornale, addirittura “in esclusiva”.

Delle parole dell’ex sottosegretaria all’attuazione del programma, devono restare nella memoria tre fatti. In primis, l’invenzione del caso su Nilde Iotti, mai accostata direttamente dalla signora a Nicole Minetti: il paragone le è stato messo in bocca dai suoi interlocutori, Parenzo, Cruciani e Davi (consiglio a tutti di ascoltarsi l’intero intervento radiofonico, reperibile nello specifico dal minuto 39 al minuto 42). Certo: non è stato respinto con sdegno, ma resta evidente la deriva del giornalismo italiano, pronto a creare un caso totalmente inesistente. O quasi, come stiamo per vedere.

In secondo luogo, preme infatti sottolineare l’ennesima riconferma della teoria alla base della «macchina del fango» di Roberto Saviano: essa non serve solo a delegittimare la singola persona, ma soprattutto a ribadire che siamo tutti uguali, e che dunque nessuno può criticare chicchessia, come la Santanchè ha ribadito anche oggi con l’ “intervista” rilasciata sempre a Il Giornale del suo compagno Alessandro Sallusti. Nello specifico: è inutile che la sinistra si scandalizzi per la Minetti, la Iotti andava a letto con Togliatti (pressoché testuale da La zanzara: «La Iotti faceva benissimo politica, soprattutto nella stanza sopra di Botteghe Oscure. Siccome ora si parla solo di Bunga Bunga, possiamo dire che tutto il mondo è paese»). Chapeau: si stava parlando di una donna che rientra a pieno titolo tra i padri costituenti della Repubblica, diventata poi anche presidente della Camera per tre legislature, i cui meriti politici le sono universalmente riconosciuti, a prescindere da Togliatti.

Chiudendo con la Santanchè, è il caso di riportare la difesa della nipote, ora assessore alla provincia di Milano guidata da Podestà: «In politica funziona così, di cosa vi stupite? Quando si fa una giunta decidono i partiti. Ho detto a Podestà che c’era mia nipote, una ragazza brava, bella, di cui mi fido. Piuttosto di suggerire uno che passa per strada e che non conosco, lo rivendico con orgoglio. Silvia ha il quid, mentre il Trota ha dimostrato di essere un pirla anche se ha preso i voti. Ma avete sentito le interviste che ha fatto? E poi, parliamoci chiaro, nessuno di quelli che è in politica ha fatto concorsi. Non è una raccomandazione, è una procedura normale» (riassunto a mio giudizio affidabile delle frasi della Santanché offerto da Repubblica. Per le esatte parole, si ascolti l’intervista dal minuto 47 al minuto 53). La signora Garnero lo rivendica con orgoglio, e che diamine! La raccomandazione in politica non è uno scandalo da condannare, ma un’abitudine da perpetrare in eterno, chiaro? Ricordando en passant come, attaccando il Trota e gli 11.695 «tonni» (Crozza dixit) che l’hanno votato direttamente, la Santanchè abbia anche mandato all’aria lo storico slogan del centrodestra («Gli eletti del popolo sono sopra ogni legge»), è il caso forse di chiedersi che fine debba fare il merito in Italia, se esiste ancora. La nipote in questione infatti, Silvia Garnero, oltre a non essere stata votata da nessuno, è balzata agli onori delle cronache solo per le polemiche sulle sue assenze e sulla sua scarsa produttività politica, come riassunto dettagliatamente ad esempio dal Fatto quotidiano ad inizio 2011.

Domina in quest’ultimo caso la spudoratezza, la stessa che ci permette di chiudere col più sincero di tutti, Berlusconi. Cade proprio a fagiolo infatti la sua “intervista”, dalla quale è il caso di cogliere fior da fiore. Come si difende l’ex presidente del Consiglio dal sospetto che i bonifici versati alle gemelle de Vivo e alla Minetti possano influenzare le loro future deposizioni nel processo che lo vede imputato per concussione (il reato principe in quanto più grave, come la buona parte dei giornalisti dimentica) e prostituzione minorile? «Ci sono stati numerosi versamenti assolutamente non sospetti tra me e molte persone, alcune delle quali anche testimoni nel processo Ruby. Testimoni di nulla nella realtà dei fatti, perché nessuna di queste persone può testimoniare alcunché a mio carico. Mentre è assolutamente certo che queste stesse persone sono state danneggiate da chi ha condotto le indagini che di loro ha dato immagini distorte con una violenza inaudita, con l’unico intento di danneggiarmi sul piano politico in Italia e all’estero».

Come ha già avuto modo di sottolineare a più riprese Marco Travaglio, in Italia i processi da fare li decide Berlusconi: eventuali testimoni e altri imputati non avranno mai nulla da dichiarare, ed è certo che la procura di Milano sta lavorando solo per rovesciare il suo governo, facendosi quindi carico del reato di attentato ad organo costituzionale (art. 283 del c.p.: lui ovviamente – San Silvio da Arcore, martire – non li denuncia…). Del resto, sempre per giustificare questo giro di soldi, «quali altre risorse poteva avere la Minetti per opporsi in modo efficace a una così poderosa macchina giudiziaria, e pagare le parcelle degli avvocati per difendersi e far valere le proprie ragioni, dopo che era stata coinvolta in modo così clamoroso in una vicenda assurda, con accuse costruite sul nulla?». Chissà, magari poteva tirarle fuori dal suo parco stipendio da consigliere regionale offertole dai contribuenti in base al suo noto merito – tanto per richiamarci al caso precedente – oppure dalle sue donazioni precedenti il caso Ruby…

Citiamo dal Corriere: «Minetti, che come consigliere regionale lombarda Pdl percepisce 8.400 euro al mese, da Berlusconi ha avuto dal 2009 a oggi 402.000 euro, di cui 185.000 tra aprile e ottobre 2011». No comment. Al di là delle giustificazioni, una più farneticante dell’altra, appare incredibile come si possa tranquillamente sostenere la normalità di un così elevato giro di denaro tra un imputato e chi potrebbe causarne la condanna. Come ci viene in mente di pensar male di un uomo così cristallino? E come si può anche solo intravedere un tentativo di corruzione in atti giudiziari da parte di un pluri-prescritto per corruzione, anche in atti giudiziari?

Soprattutto, come ci si potrà dimenticare di questo triste periodo della storia d’Italia che va sotto il nome di berlusconismo?

Alessandro Bampa

Nato nel 1987 a Vicenza, consegue a Padova la laurea triennale in Lettere moderne, quella magistrale in Filologia medievale e il dottorato di ricerca in Filologia romanza. Creatore nel 2009 del blog bile.ilcannocchiale.it (sospeso nel 2011 per collaborare con "Wilditaly" e citato ne "I nuovi mostri" di Oliviero Beha nell’elenco delle "associazioni che a vario titolo rientrino nell’accezione culturale di chi promuove riflessioni sullo stato del Paese”), fino a gennaio 2011 ha fatto parte della redazione della rivista online "Conaltrimezzi", dirigendo le sezioni dedicate all’attualità e al mondo universitario. REDATTORE SEZIONE INTERNI

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