L’arte è (finalmente) donna
L‘arte è donna. Direi anche finalmente. E’ passato già un anno, infatti, dalla riforma del ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, che ha indiscutibilmente sancito la parità di genere e di merito nel mondo dell’arte, con la nomina di dieci figure femminili – su venti posti totali – per cariche di prestigio in sedi ed enti pubblici e privati.
Critiche d’arte, galleriste, curatrici e direttrici di mostre, musei, sono loro le donne che hanno conquistato l’emancipazione dal ruolo di semplici estimatrici o fruitrici d’arte. Eva Degl’Innocenti (museo archeologico nazionale di Taranto), Ilaria Bonacossa (museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova), Sarah Cosulich Canarutto (Artissima, fiera d’arte contemporanea di Torino), Muriel Mayette-Holt (Accademia di Francia a Roma – Villa Medici), ecco alcuni nomi di coloro le quali sono riuscite ad inserirsi con determinazione e naturalezza nel tessuto di una realtà rimasta da sempre ancorata ad una visione prettamente maschile della comunicazione, osservazione e gestione del mondo artistico, tanto da far sembrare l’arte, in tutte le sue sfaccettature e a tutti i suoi livelli, interamente affar femminile.
Donne leader, ambiziose, capaci, consapevoli di essere portabandiera di una virata verso una nuova era, nella quale le discriminazioni di genere stanno lasciando spazio alla meritocrazia, con pari opportunità professionali e sociali. Certo, è solo l’inizio, il cammino è tutto in salita, ma non per questo meno appassionante. Questa riforma è la spinta per molte giovani donne a non rinunciare a perseguire i propri obiettivi, a continuare ad essere arrabbiate con passione, intraprendenti, idealiste, riuscendo a fare delle proprie passioni il proprio lavoro, andando oltre caste di uomini che rivendicano il loro potere forti della struttura sociale ormai logora.
Ma che ruolo ha sempre giocato la donna nel mondo artistico-culturale?
Nell’arte le donne sono state sempre state relegate prevalentemente alla forma di soggetto o meglio, oggetti strumento dell’azione artistica maschile. Anche i collezionisti ed i fruitori dell’arte, a loro volta, come gli artisti, prevalentemente di sesso maschile, hanno considerato la donna quale oggetto ma in maniera sostanzialmente differente rispetto gli artisti. Per loro la donna era un mero oggetto da guardare, un oggetto del desiderio. Di qualunque natura fosse il desiderio, possessivo, erotico, estetico, romantico, si può ricondurre spesso (se non sempre) a un complesso psicologico di superiorità maschile.
Sono poche le donne che nel tempo si son fatte strada, divenendo attrici in campo artistico e non più soltanto spettatrici, spesso anche della loro stessa immagine. Citiamo fra tutte Annina Nosei, gallerista italiana a New York, che si è fatta strada “in un mondo corporativo, forte, americano, fatto di soldi, di potere…”. Un esempio di donna che non ha temuto i confronti e le situazioni nuove, dal profondo senso critico e pragmatico, ma sognatrice appassionata e appassionante.