Latina, la centrale nucleare e quell’allarme taciuto dai media

Spesso ci sono notizie importanti, che i cittadini dovrebbero assolutamente conoscere ed invece vengono relegate dai media più importanti a trafiletti o a spazi di poco conto. Una di queste investe un tema delicato e molto dibattuto come quello dell’energia nucleare.

La Sogin è una società che si occupa: “del decommissioning (smantellamento, ndr.) degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, un’attività svolta per garantire la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future“.

A metà gennaio, i tecnici dell’azienda hanno analizzato i campioni d’acqua prelevati nell’area dell’impianto di Latina. I risultati usciti sono stati agghiaccianti: la falda acquifera superficiale è inquinata. Nel 2011 la Sogin era stata obbligata dal Ministero dell’Ambiente a effettuare una serie di accertamenti per procedere con le opere di bonifica. Come scrive il settimanale l’Espresso (l’unico giornale “importante” ad aver trattato la vicenda nel numero 31 di un paio di settimane fa): “Nove campioni d’acqua su dieci, tutti prelevati dai piezometri disseminati nel perimetro della centrale, sono risultati contaminati da cloruro di vinile, un composto tossico, cancerogeno e causa di malformazioni genetiche“.

I valori riscontrati sono stati dalle due alle venti volte superiori ai limiti imposti dalla legge (10,1 microgrammi per litro invece degli 0,5 previsti). “Da allora – continua il settimanale – le verifiche sono proseguite, si sono svolte due conferenze dei servizi e la Sogin ha presentato altrettanti piani di caratterizzazione, quelli che servono per le opere di bonifica […] Da luglio è stato stabilito di aumentare le analisi, di compierle ogni tre mesi, di effettuare carotaggi per analizzare anche il terreno e di allargare le indagini alla vicina centrale elettrica che è gestita dalla società Terna“.

Subito l’azienda si è affrettata a smentire. La replica la potete leggere qui. A voi le conclusioni.

Matteo Marini

Giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics - Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.

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