Quale sarà la nuova legge elettorale? Le opzioni in campo

Fonte: left.it

Il risultato del referendum del 4 dicembre scorso , non è un mistero, ha innescato la conseguente caduta del governo Renzi. Da quel giorno tutti i partiti hanno invocato la modifica della legge elettorale : l’Italicum, fortemente voluto dal PD, ora non piace più alla maggioranza che l’ha votato e molti hanno proposto dei cambiamenti.

All’epoca, si era dovuti intervenire alla riscrittura della legge dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il Porcellum, il precedente sistema con il quale abbiamo eletto il parlamento nel 2006, 2008 e 2013.

Il problema è che ogni forza politica ha la sua idea di legge elettorale e addirittura il partito di Renzi ne ha tante quante sono il numero delle “correnti” al suo interno.

Ma quali sono le proposte?

PICCOLA PREMESSA

Partiamo innanzitutto da ciò che differenzia le varie leggi elettorali nel mondo, delineando due gruppi: il sistema maggioritario e quello proporzionale.
Esemplificando al massimo, possiamo dire che il maggioritario prevede un forte premio “di governabilità” al partito o alla coalizione di partiti che raggiungono una certa soglia di preferenze: generalmente il 40% o il 50%. Dall’altro lato riduce però la rappresentanza delle forze politiche minori (infatti è quasi sempre previsto un “sistema di recupero” per quei partiti che hanno preso meno voti).

Il sistema proporzionale, invece, prevede la assegnazione precisa dei seggi secondo il numero dei voti espressi: tot voti, tot seggi. Una proporzione così netta rientra nel cosiddetto “proporzionale puro“, ma nel mondo esistono tanti sistemi correttivi che permettono al primo partito di conquistare un piccolo premio di maggioranza, molto spesso insufficiente per governare da solo.
Una delle differenze più importanti fra i due, infatti, è che il maggioritario evita la formazione delle coalizioni, oppure se sono previste, invita a designarle prima del voto. Col proporzionale è quasi sempre necessario costruirle e tutto ciò avviene dopo l’esito delle urne.

LE OPZIONI IN CAMPO.

L’Italicum

La legge n°52/2015, detta impropriamente “Italicum“, è quella attualmente vigente per la Camera dei Deputati, visto che la maggioranza di cui fu espressione immaginò un esito positivo della riforma costituzionale e quindi l’inutilità di prevedere un sistema per il Senato, il quale sarebbe diventato non elettivo.

L’Italicum è un sistema proporzionale con un premio considerevole al partito che riceve il maggior numero dei voti: se conquista il 40% delle scelte, ottiene il premio di maggioranza del 12% e gli vengono assegnati 340 seggi su 630. In caso non accadesse, le due liste più votate vanno al ballottaggio: quella che lo vince, ottiene il premio e quindi il 52% dei seggi.

E’ prevista, inoltre, una soglia per l’accesso alla rappresentanza parlamentare: ottengono seggi alla Camera i partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti.

Per la ripartizione degli eletti, il territorio nazionale viene diviso in 100 circoscrizioni e l’elettore può scegliere il candidato della sua lista preferita che non sia il capolista: infatti esso accede di diritto in assemblea, senza un voto espresso direttamente (i famosi “capilista bloccati“).

IL CONSULTELLUM

Questo è il sistema uscito dalla sentenza 1 del 2014 della Consulta che ha polverizzato il Porcellum, per permettere al Paese di avere sempre una legge elettorale con la quale andare a votare.

Il Consultellum è il meccanismo con il quale si eleggerebbe il Senato, qualora i partiti non dovessero trovare un accordo: è un proporzionale, senza premio di maggioranza, e con le soglie di sbarramento (il 4% per i partiti che partecipano ad una coalizione e l’8% per quelli che “corrono” da soli). L’elettore può esprimere una sola preferenza.

L’ITALICUM MODIFICATO

Da alcuni fronti sono giunte proposte per la modifica dell’Italicum. Una parte del PD (tra cui Gianni Cuperlo) propone di abolire il ballottaggio, di introdurre dei collegi più piccoli per legare maggiormente l’eletto col territorio e di ridiscutere l’assegnazione del premio. Non è specificato se vogliano mantenerlo per il primo partito o per la coalizione.

Un’altra viene da Giuseppe Lauricella, sempre PD, il quale vorrebbe la cancellazione del ballottaggio. Se un partito prendesse il 40% otterrebbe il premio, altrimenti i seggi verrebbero distribuiti come se fosse un proporzionale puro.

Fonte: unita.tv

Dalla Direzione del PD è anche emerso di assegnare il premio alla coalizione, ma l’onorevole Pisicchio ha proposto un’altra variante: il premio andrebbe alla coalizione, ma l’eventuale ballottaggio sarebbe valido solo se andasse a votare il 50% degli aventi diritto, altrimenti il riparto sarebbe proporzionale.

NUOVO MATTARELLUM

La ribattezzata “minoranza PD” ha proposto di ripristinare il Mattarellum, la legge con la quale abbiamo votato dal 1993 al 2001.
Con il nuovo Mattarellum, la Camera, ad esempio, sarebbe eletta per 475 deputati con il sistema dei collegi, a preferenza e a turno unici, più 12 eletti della circoscrizione Estero eletti col proporzionale.
I restanti 143 seggi sarebbero ripartiti così:
90 seggi, come “premio di governabilità” alla prima coalizione o al primo partito, fino a raggiungere massimo 350 deputati;
30 seggi andrebbero alla seconda lista o coalizione;
23 seggi divisi fra i partiti che hanno ottenuto il 2% e meno di 20 eletti, così da garantire l’accesso anche alle formazioni più piccole.

IL SISTEMA GRECO

Voluto da una parte del PD – tra cui il presidente del partito, Matteo Orfini, e la sua “corrente” dei Giovani Turchi -, sarebbe una variante della legge elettorale greca: turno unico, premio di maggioranza al primo partito (in Grecia è del 15% e non ha garantito la stabilità).
Il ministro Andrea Orlando vorrebbe inserire un premio di 90 seggi, alla Camera, per la lista più votata e che abbia raggiunto il 20% dei voti validi, altrimenti non verrebbe assegnato.

IL DEMOCRATELLUM

“Il Democratellum”, la legge elettorale proposta dal Movimento 5 Stelle

E’ il meccanismo proposto dal Movimento Cinque Stelle, dopo una consultazione in Rete, e vieta le coalizioni prima del voto «per evitare le alleanze tattiche», la forza politica che ottiene il 40% avrebbe il 50% dei seggi, non ci si potrebbe candidare in più collegi, due schede per l’elettore, elevate soglie di sbarramento.

IL SISTEMA FRANCESE

Voluto da Bersani e a parole da tutti i partiti (eccetto Forza Italia che ha manifestato interesse per il proporzionale), prevede la divisione del territorio in collegi e due turni di elezione. Al primo turno, conquisterebbe il collegio il candidato che raggiungesse la maggioranza assoluta dei voti, ma che rispecchi almeno il 25% del corpo degli aventi diritto al voto.

Se non si raggiungesse questa soglia, si andrebbe al secondo turno con le due liste che abbiano raggiunto almeno il 12,5% dei voti validi.

IL VERDINELLUM

Anche il senatore Denis Verdini ha espresso preferenza per un sistema elettorale di stampo proporzionale, sulla falsa riga di quello tedesco.

Ci sarebbero molti collegi e ognuno di esso esprimerebbe 3 nomi fino a raggiungere circa un terzo degli eletti.

I restanti sarebbero scelti con un sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento del 3%.

 

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Simone Piloni

Studia Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma Tre e ha scritto, fin dall’età di 17 anni, in vari giornali locali. Da qualche anno è rimasto folgorato dall’ambiente radiofonico e non se ne è più andato. Conduce ogni settimana un programma di attualità ed interviste su RadioLiberaTutti.it . REDATTORE SEZIONE POLITICA.

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