Mancano i numeri….a causa del Trio!

Si parla sempre di numeri. Sondaggi, soldi, debiti, percentuali o persone. Negli ultimi 3-4 giorni, quest’ultime sono state le protagoniste. Dopo il divorzio Fini-Berlusconi – o contrario – il Premier non ha mai smesso di dire che il governo “ha i numeri per andare avanti”. Una frase che deve essersela pure sognata di notte viste le volte che è stata enunciata. I numeri sono i parlamentari.
Per avere la maggioranza, come dice la stessa parola, è necessario che la forza maggiore abbia il 50% più uno di deputati a suo favore, ovvero 316 su 630. A camera piena, è chiaro. Con la scissione del Presidente della Camera e dei suoi “adepti”, il numero dei parlamentari del Pdl è sceso, da 341 a 308, visto i 33 finiani che, a quanto pare, sono pure destinati ad aumentare. Tecnicamente, anche così, il Governo può reggere, vista la presenza di 12 deputati del gruppo Misto e che quindi, in caso estremo, potrebbero appoggiare l’esecutivo.
Oggi si è tenuta la prima mossa di forza dalla spaccatura: la votazione per la mozione di sfiducia presentata da PD e IDV nei confronti del sottosegretario alla giustizia Caliendo. Ci si aspettava di vedere fino a che punto il nuovo Futuro e Libertà per l’Italia sarebbe stato in grado di spingersi, visto le sue ultime posizioni sulla questione morale. Ieri, per dar fine a numerose ipotesi, è stato annunciato che FLI si sarebbe astenuta dal voto assieme ad Api – il movimento di Rutelli – e l’UDC di Casini.
La votazione si è tenuta questa sera tra le 17 e le 18.30 ed ha visto respingere la mozione di sfiducia con un misero 299 No (Pdl e Lega) e 229 Sì (Pd e IDV) e 75 astenuti, i gia citati FLI, API e UDC. Nel caso in cui, quest ulimi, avessero preso parte al voto appoggiando la mozione, il governo sarebbe collassato a 299 a 304.
Nonostante la “vittoria” contro la mozione, il Governo, da oggi, è entrato UFFICIALMENTE in crisi. Non ha più una maggioranza. Ogni legge dovrà essere approvata, se verrà approvata, per il rotto della cuffia, e ciò potrebbe paralizzare il paese, con conseguenze che ricadrebbero sui cittadini comuni; immaginate un governo che deve varare norme per aiutare il pubblico impiego o fare una finanziaria che salvi le banche e i loro clienti – ovviamente non parlo dell’Italia, da noi solo giustizia e impunità – e che non piacciono a quei 75 voti ambigui di cui non si sa mai dove andranno a finire.
Si sta aprendo sempre più concretamente l’ipotesi di un governo di transizione come avvenne nel ’93, cioè con la nomina di un Presidente del Consiglio non parlamentare. Allora, venne nominato Ciampi, governatore della Banca D’Italia. Proprio per questo, fra nomi che circolano ci sarebbe proprio Draghi, probabilmente per fare una finanziaria e, MAGARI, cambiare la legge elettorale.

Come sempre, in questo paese, staremo a vedere che succederà. Noi vi terremo informati. Voi, continuate a leggerci!!

GIAMPAOLO ROSSI
giampross@katamail.com

Giampaolo Rossi

Residente a Belluno, studia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna alla facoltà di Lettere, con indirizzo storico, per poi specializzarsi in giornalismo. giampross@katamail.com

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