“Miei figli come gli ebrei sotto Hitler”: le infelici parole di Berlusconi.
Il nazismo e la tirannia di Hitler sono state due piaghe dolorose del ‘900. Gli ebrei, e non solo, vennero negati di ogni diritto, tra cui quello di esistere. Rinchiusi nei campi di sterminio ed uccisi, quella doveva essere la loro fine e per 6 milioni di persone è stato proprio così.
“Ricordare”, ecco la parola chiave che, per 70 anni, i reduci e le generazioni a venire hanno portato avanti. “Non possiamo capirlo [quello che è successo], ma possiamo e dobbiamo capire da dove nasce e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare. Le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre”, scrisse Primo Levi nel suo libro “Se questo è un uomo”.
Se ne parla in continuazione ed il mondo continua a ricordare perchè è così che deve essere per tutti, ma non per Silvio Berlusconi.
Un’altra gaffe involontaria (o voluta), oppure mancato conoscimento della storia?
Ignoranza. Tutto combacia con l’ignoranza ed in questo caso tale termine non viene usato per cattiveria o come surrogato ad una qualsiasi “parolaccia”, ma si riconduce al significato vero e proprio della parola: “Colui che ignora”.
Ignora la storia, ignora ciò che è stato, ignora il rispetto che andrebbe portato a quei 6 milioni di innocenti e si azzarda a fare una metafora completamente sbagliata.
“I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso.”, ha detto Silvio Berlusconi in un passaggio del nuovo libro di Bruno Vespa, “Sale, zucchero e caffè”.
Eppure, Berlusconi non è nuovo a queste frasi fuori luogo, come quando nel 2003 definì, al Parlamento Europeo, il socialdemocratico tedesco Schulz un… “Kapò”.
Non bastavano le barzellette sugli ebrei che va raccontando, o l’intervista rilasciata ad un giornalista inglese in cui lo rassicurava dicendo che “Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, mandava la gente a fare vacanza al confine”. Per non parlare, poi, di quel famoso 27 gennaio a Milano, davanti al binario 21 (dedicato alla deportazione degli ebrei), dove si presentò a sorpresa e improvvisò un monologo dedicato a Mussolini. Quanti di voi ricordano l’indignazione del pubblico presente? Indignazione che si perpetua nello spazio e nel tempo, con queste nuove dichiarazioni infelici e fuori luogo.
Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha giudicato il paragone “incomprensibile” e “offensivo”: “L’Italia repubblicana è un paese democratico (…). La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu (…) una catastrofe non soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.
Tra le tante voci di sdegno, spunta quella di Marcello Pezzetti, storico dell’ebraismo e direttore della Fondazione per il Museo della Shoah: “E’ una dichiarazione assurda, sostenere una cosa del genere è anche antistorico.”
Ebbene sì, perché se si paragona lo sterminio di massa, o piano di annientamento della “razza ebraica”, alla situazione della famiglia Berlusconi, si capisce senza ombra di dubbio che qualcosa non quadra.
Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia: “Berlusconi vada davanti ai forni crematori a ripetere quel che ha detto. Vada in un campo di sterminio, magari accompagnato dai suoi figli, a ripetere questa stupefacente affermazione. Solidarietà al popolo ebraico che ancora una volta viene chiamato in causa con vergognosi accostamenti: i supposti perseguitati ricchissimi rampolli di Berlusconi e la tragedia della Shoah”.
Penso proprio che qui ci voglia un bel ripasso della storia durante il periodo della seconda guerra mondiale. E’ un mio consiglio personale per il signor Berlusconi e non lo dò in veste di “Aspirante Giornalista” ma in quella di ragazza ebrea e pronipote di Settimia Spizzichino, unica donna scampata alla razzia nazista del 16 ottobre 1943. Lei è tornata dopo anni di prigionia. Lei ha lottato per la vita. Lei ha voluto fortemente tornare in Italia per raccontare l’abominio di quegli anni passati in un posto dove l’unico obiettivo era quello di uccidere e uniformare la razza. Altre persone sono tornate, ed è anche per loro che non dobbiamo dimenticare, ma soprattutto per quei 6 milioni di innocenti che di ritorni a casa non ne hanno potuti fare. La loro unica colpa? Essere ebrei. Sono morti lì, con i corpi ammassati nelle fosse o con le ceneri sparse per tutto il campo e questo il signor Berlusconi non dovrebbe dimenticarlo.
Aggiornamento:
In serata Berlusconi smentisce l’affermazione rilasciata e parla di: “Una polemica smaccatamente strumentale su una frase estrapolata da un ampio contesto. La mia storia, la mia amicizia verso Israele, la mia coerente azione di governo sul piano internazionale in favore dello Stato di Israele non consentono alcun dubbio sulla mia consapevolezza della tragedia dell’Olocausto e sul mio rispetto del popolo ebraico”