Mister Chocolat, un affresco circense nella Belle Époque
Esce il 7 aprile 2016 in Italia, distribuito da Videa, l’ultimo film di Roschdy Zem, Mister Chocolat, presentato da Gaumont e prodotto da Mandarin Cinema, con il mattatore Omar Sy (celebre soprattutto per il ruolo nella commedia campione di incassi Quasi amici) nei panni del protagonista, e il meno conosciuto sul territorio italico – sebbene sia nipote nientemeno che di Charlie Chaplin e autore – James Thierrée.

Sinossi
Sud della Francia, 1897. Il proprietario di un piccolo circo di provincia, Delvaux, visiona i possibili numeri per il suo spettacolo, rifiutando un navigato clown, Footit, perché troppo “sinistro” e cupo: il circo, come il resto del mondo, sta cambiando e il ventesimo secolo pretende sempre più novità. La maggiore attrazione di questo circo è Kananga, un imponente uomo di colore che si agita e sbraita a mo’ di cannibale, destando negli spettatori terrore e curiosità allo stesso tempo. Ma il reietto Footit vedendolo ha un’illuminazione: può fungere da partner per il suo numero, ravvivandolo. Insieme si esercitano e chiedono al riottoso Delvaux, trattenuto soprattutto dalla scorbutica moglie, di dar loro una chance; al debutto, dopo un inizio esitante, è un trionfo. In poco tempo il pubblico si moltiplica e ben presto le sirene di Parigi, nei panni del facoltoso proprietario del Noveau Cirque, attraggono la coppia che lascia il tirchio e ottuso Delvaux.
Anche a Parigi il debutto è clamoroso, un qualcosa di mai visto prima nel mondo circense. Il pubblico per la prima volta si confronta con un nero, un “primitivo”, e può farlo perché lo vede oggetto di scherni e fonte di risata. Comunque sia, Footit e la stella nascente Chocolat diventano la coppia del momento e il loro tenore di vita cambia completamente, soprattutto per Chocolat il quale spende gran parte del suo salario giocando d’azzardo, bevendo superalcolici e comprando donne. Se a tutto questo ci aggiungiamo un periodo di prigionia ecco pronta la ricetta del dissidio interiore che travolge l’artista verso la parte finale del film.
Tanti temi, molta qualità
Mister Chocolat è un film che travalica i singoli discorsi e apre il campo alla discussione su temi diversi come la finzione scenica, l’arte, la diversità, la dignità umana. Il rapporto tra Footit e il protagonista è molto conflittuale ma intimo, nessuno dei due riesce ad affermarsi senza riconoscersi nell’altro; tutte le scene di spettacolo circense si caratterizzano per una sovrapposizione tra realtà scenica, sempre comica ed efficace, e realtà del vissuto della coppia spesso conflittuale e drammatica. Chocolat, in particolar modo, subisce una violenza sia fisica che psicologica che lo porta a riflettere, dolorosamente, sulla sua identità di artista e uomo, in un’epoca in cui la Francia e il mondo occidentale era completamente intriso di razzismo, finanche legittimato dalla scienza di allora. L’aspetto interessante è che sebbene questo discorso si inserisca nel periodo della Belle Époque, l’intento di Zem è quello di discutere non tanto sulla mera questione razzismo quanto sulla diversità in senso più ampio, e su come quest’ultima viene accettata o rifiutata.
Al di là di questo piano interpretativo, di Mister Chocolat resta anche una grande godibilità delle ricostruzioni, un affresco circense eseguito con grande forza evocativa, ma soprattutto una storia vera (seppure rimaneggiata e reinterpetata) che sa parlare e riflettere intorno ad alcune distruttive inclinazioni dell’animo umano.
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