Monti e la monotonia del posto fisso: attenzione alle parole e alle strumentalizzazioni
Che un contratto a tempo indeterminato fosse diventato “L’isola che non c’è” dei giovani precari era ormai evidente a tutti. Ma che il Presidente del Consiglio ce lo sbattesse sotto il naso così durante un’intervista a Matrix (puntata di ieri sera – 1 febbraio 2012, ndr.) non è accettabile. “I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita.”
Una frase spiacevole da chi dovrebbe preoccuarsi di quel 30% dei giovnai italiani sotto i 24 anni disoccupati, ai quali le banche senza uno stipendio fisso non concedono un mutuo, nè una carta di credito o un fido sul conto corrente. Come si può pensare al futuro dei giovani e al rilancio dell’Italia se queste sono le premesse?
Con una mano dà e con l’altra toglie caro Monti. “La grande maturità con cui gli italiani per ora hanno accettato questi sforzi” potrebbe venire presto meno di fronte a simili dichiarazioni, spiacevoli e irriverenti. Sforzarsi di darle fiducia e di aspettare di vedere i risultati dell’operato del governo diventa difficile.
Tutti hanno pensato o pensano questo, dopo aver visto il video che circola in rete con l’intervento di Monti e la sua spiacevole affermazione a Matrix. Anche io all’inizio.Poi, mentre mi accingevo a scrivere questo post ho fatto una riflessione sulla strumentalizzazione delle parole e mi sono domandato: “Ma è davvero quello che intendeva dire, o così il popolo ha voluto capire?”
Io ci ho visto qualche cosa in più. Infatti, avendo ascoltato più attentamente il resto dell’intervento (e vi invito a seguire il mio esempio), credo sia possibile e doverso fare uno sforzo per dare fiducia, pur mantenendo delle riserve.
Sono d’accordo con lei, caro Monti, quando dice che sia necessaria una riforma della mente, creando consapevolezza sui cambiamenti del mondo e del mercato del lavoro. E ancora, sono d’accordo con lei quando dice “è più bello cambiare e avere delle sfide purchè siano in condizioni accettabili.”
Tuttavia, i giovani hanno bisogno di qualcosa di concreto per arrivare a fine mese, per costruire una professione, una famiglia, l’Italia. Perchè la monotonia sarà anche “una brutta malattia”, ma l’Italia del domani sarà costruita dalle giovani generazioni di oggi, che oggi purtroppo sembrano non avere futuro.
Continuo ad avere delle riserve per una frase del genere, ma voglio essere ottimista e vedere in questa sua frase uno spiacevole errore – perchè quello resta e dovrà recuperare – troppo “pompato” e decontestualizzato.
Ha tempo fino alla primavera del 2013 per cambiare le cose e convincermi. Se il posto fisso è una monotonia, caro Presidente del Consiglio, trovi un’alternativa credibile che renda la nostra vita mutevole e poliedrica, ma non eternamente precaria.
MARCO BARUFFATO
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