Quando lavorare piace.
Il lavoro nobilita l’uomo? Tre esempi di personaggi famosi che hanno fatto del proprio lavoro un piacere: Steve Jobs, Jennifer Lopez e Margareth Madè.
Steve Jobs, scomparso il 5 Ottobre 2011, è stato un imprenditore e informatico di grande fama. Una persona di grande intelligenza e ha costruito l’impero dell’informatica. Steven Levy, parlando di Jobs: ” Come ingegnere, Jobs non era niente di speciale; la sua forza stava nell’essere un planner.” E forse è veramente così: ha saputo organizzare, costruire ed ideare mille innovazioni con una genialità mai vista prima.
La cosa più bella di questo uomo è stata la dedizione per il lavoro. Un esempio da seguire, proprio per la semplicità nel dialogare e l’importanza di fare ciò che si vuole per amore e devozione. Steve Jobs affermò in una intervista al Wall Street Journal nel 1993: “Valevo oltre un milione di dollari quando avevo 23 anni e oltre 10 milioni di dollari quando avevo 24 anni, e più di 100 milioni di dollari quando ne avevo 25. Ma sai, non era poi così importante, perché non l’ho mai fatto per soldi. Essere l’uomo più ricco al cimitero non mi interessa. Andare a letto la sera dicendosi che si è fatto qualcosa di meraviglioso, questo è quello che conta per me.”
Jennifer Lopez è un altro esempio di amore per il lavoro: mamma di due gemelli, si divide tra casa e lavoro. Attrice e cantante di grande fama ha rivelato che non ha mai rinunciato ai suoi sogni. Guidata dalla determinazione e dalla fede, ora si gode la meritata fama. Ha rivelato: “Non torno indietro! Ho sudato tanto per arrivare a questo punto, e perché sono innamorata pazza di questo mondo.”
Margareth Madè, ex modella e attrice italiana, si sta facendo strada nel mondo del cinema. Musa di Tornatore, è stata definita “la nuova Sophia Loren”. Idee chiare e voglia di fare. Ha fatto sapere alla stampa: “Non mi sono mai svenduta. Sono stata educata con l’idea di conquistare con la fatica tutto ciò che voglio e non sopporto le donne che mercificano il proprio corpo per farsi notare.”
Forse questi tre esempi rappresentano una speranza. La speranza di fare del proprio lavoro una gioia, non una costrizione. Non si deve certo essere famosi per amare il proprio lavoro, questo è certo. Nel proprio piccolo si può fare tanto per essere appagati del proprio mestiere. In effetti, può essere una vita faticosissima ma bellissima se ti piace farla.
Una disamina interessante.. Mi viene peró da dire che forse sono tre esempi troppo particolari per essere presi a modello. Si può dire che il loro è un lavoro che hanno deciso di fare e quindi, ovviamente, gli piace. La differenza che però credo sia necessario sottolineare è che la maggior parte delle persone fa un lavoro che DEVE fare se non vuole morire di fame e non un lavorp che vuole e quindi che gli piace fare…è poi incontestabile il fatto che la mole di denaro che questi lavori portano è altamente influenzante nella voglia o meno di farlo..
Certo, anche lei ha ragione. Spesso si lavora perché “si deve portare a casa lo stipendio” e non perché si ama quel lavoro. Io ho voluto sottolineare la tenacia e la voglia di fare dei tre personaggi famosi. Non per questo si deve avere un lavoro di prestigio per amare la propria vita! Ci si dovrebbe porre davanti l’idea di poter cercare un lavoro che ci soddisfi. Non è facile ma provarci non è un reato. La fortuna aiuta gli audaci, mettersi in gioco per ciò che si vuole è difficile ma non impossibile.
Beh è assolutamente condivisibile il fatto che non è necessario avere un lavoro di prestigio per essere contenti.. Tutt’al contrario oggi bisogna essere contenti di averlo un lavoro. Non è rischioso però, secondo te, spingere a cercare un lavoro che “ci piace”? Nel senso… Ora come ora avere un lavoro qualsiasi è oro, e aspettare il lavoro che ti aggrada è rischioso per il proprio futuro.. Io sono dell’idea che non si debba mai smettere di cercarlo,ma nel frattempo ci si deve accontentare di un lavoro più umile ma che preservi il futuro tuo e dei tuoi futuri figli.. No?
Si sono d’accordo. Non intendo dire che aspettare il lavoro dei propri sogni sia corretto, anzi, si scade nella nullafacenza. E’ un ragionamento legato ad un percorso che si può fare pian piano ma con le idee ben precise. Questo non lo consiglierei ad un padre di famiglia ma ad un ragazzo ventenne che può pensare a come essere fra 10-15 anni e puntare all’obiettivo lavorativo. Non per questo i lavori umili sono disdicevoli e non presi in considerazione. Si deve provare a fare ciò che si ama, se una persona ama fare il netturbino urbano (non me ne voglia la categoria! Che a dir poco apprezzata) lo faccia. Ognuno dovrebbe modellare la propria vita secondo ciò che si apprezza. Come ho detto, è un discorso, come potrei dire.. “giovanile”? Gli uomini e le donne sui 50-60 anni hanno sicuramente altri idee e progetti. Chieda ad un padre di famiglia cosa vorrebbe. Le risponderebbe, nel 90% dei casi, che i propri figli si realizzino. Ogni età ha la propria stagione e i propri desideri.
Sono d’accordo al 100%.. Purtroppo però, lo so per esperienza personale, ci sono adulti con famiglia che il lavoro dei sogni lo aspettano ancora seduti sul divano col telefono sulle ginocchia nella speranza che squilli…
La speranza è l’ultima a morire ma bisogna essere realistici. Nessuno regala nulla, agire invece di attendere!