Roma, Terna e l’elettrodotto delle polemiche
Quando le grandi (o piccole) opere passano sotto silenzio. Siamo a Roma, precisamente nel quadrante Giuliano Dalmata (Laurentino), a sud della città.
Nel dicembre dell’anno scorso la società Terna (operatore di reti per la trasmissione dell’energia elettrica) ha ottenuto l’autorizzazione dal Ministero dello Sviluppo Economico e dagli enti preposti per posizionare un elettrodotto a cavo interrato proprio in quella zona.
L’intervento è necessario – come si legge negli atti del progetto – per modernizzare l’infrastruttura di rete elettrica esistente, “esposta in caso di guasto a tempi di ripristino non compatibili con le esigenze di esercizio del sistema elettrico cittadino”.
«Il nuovo elettrodotto – come ci racconta Giuseppe Teodoro, Coordinatore dei comitati romani contro l’elettrosmog e blogger del nostro giornale – con tensione di 150 KV, sostituirà l’esistente (1 Km), sempre in cavo interrato, ed è costituito da due terne di cavi affiancati, il cui tracciato, per complessivi 3,5 Km. di lunghezza, verrà separato in due tronchi, che andranno ad insinuarsi tra strade e stradine del quartiere abitato, invece di seguire l’andamento rettilineo naturale disegnato dalla dorsale Laurentina».

Questa volontà di percorrere un tracciato diverso, sempre a leggere gli incartamenti, è dovuta a ragioni di carattere tecnico: nel sottosuolo della via Laurentina, infatti, sono presenti numerosi sottoservizi e ciò avrebbe reso quindi più difficile sia posizionare i cavi, andando a compromettere gli spazi già occupati, sia la gestione dei lavori su una strada comunque di grande portata.
Eppure qualcosa sembrerebbe non quadrare in questa spiegazione fornita dai tecnici di Terna.

ASPETTI LOGISTICI ED ECONOMICI.
«Partiamo dall’aspetto logistico ed economico del progetto», spiega ancora Giuseppe Teodoro. «Se valutiamo, paragonandoli, i percorsi adottati a quello escluso, emerge una contraddizione macroscopica: stimando, infatti, il tracciato “naturale” dell’asse viario laurentino, più breve di oltre la metà rispetto a quello approvato, appare che i costi di realizzazione si ridurrebbero drasticamente, anche se si dovesse affrontare la complessità tecnica di riallocare tutti i sottoservizi già presenti nella trincea di via Laurentina».
Da sottolineare inoltre che in quella zona, dal 2010 al 2014, ci sono stati i lavori di un’opera pubblica conosciuta come Corridoio della mobilità, che ha visto interessata proprio la parte centrale di via Laurentina.
«Perché in quegli anni – si chiede Teodoro – non si è pensato di programmare un razionale coordinamento tra enti ed organi per rendere fattibile lo scavo di un’unica trincea, idonea ad allocare anche le due terne di cavi, secondo il modello di ciò che accade ordinariamente in qualsiasi altra capitale europea con il ricorso alle gallerie di sottoservizi?»
ASPETTI AMBIENTALI.
Oltre all’aspetto economico e logistico c’è una questione ambientale da non sottovalutare, che si lega al delicato argomento dell’elettrosmog.
A parlarcene, dall’alto della sua esperienza sul tema, è sempre Giuseppe Teodoro: «Ci troviamo senz’altro di fronte ai rischi, documentati, che la popolazione corre vivendo accanto ad un “serpente elettromagnetico”, pur sottoposto a schermatura. Al riguardo, è bene ricordare che i campi elettromagnetici ELF (extremely low frequency) sono stati classificati dall’OMS nella scala dei rischi, come “possibili cancerogeni” , a fronte di un’ampia letteratura scientifica che descrive l’associazione tra esposizione ai cem (campi elettromagnetici) e rischi per la salute (per approfondire cliccare qui , qui e qui) e che una serie di ricerche epidemiologiche ha dimostrato il nesso causale con aumento importante di patologie tumorali e leucemiche».
Tra le indagini più importanti, ricordiamo quella condotta dall’Istituto Superiore della Sanità alla Longarina, quartiere di Roma vicino Ostia Antica. L’analisi, pubblicata nel 2005, prendeva in esame un campione di cittadini le cui abitazioni risultavano collocate sotto ed accanto un elettrodotto aereo di media tensione (60 KV).
«Ebbene, l’indagine – ricorda Teodoro, a capo dei comitati capitolini contro l’inquinamento elettromagnetico – portò a stabilire un incremento statisticamente significativo di tumori dell’apparato digerente e del pancreas, in particolare nella zona più vicina alla linea elettrica (100 m. a dx e sn.) ed esposta a livelli di campo magnetico superiori a 0,44 microtesla. Ora, nel caso in esame l’elettrodotto avrà uno sviluppo interrato, ma correrà molto vicino alle abitazioni e la tensione sprigionata nei cavidotti è di ben 150 KV, cioè più del doppio di quella che ha portato alle conclusioni nell’indagine di Ostia Antica».
Osservando ancora gli atti, occorre sottolineare un ulteriore dettaglio. Sembra infatti che Terna abbia affidato ad una società specializzata il compito di effettuare alcuni approfondimenti tecnici, per valutare gli effetti dell’induzione magnetica in relazione alla posa dei cavi e che ne sarebbe emersa l’opportunità di affidarsi, in alcuni tratti del tracciato, ad una “canaletta schermante”, per mitigare, diminuire il campo magnetico.
LA VICINANZA CON LE SCUOLE.
Come se non bastasse, lungo il tracciato di questo nuovo elettrodotto sono presenti ben 8 istituti scolastici, tra scuole ed asili, con bambini che giocano e studiano per diverse ore nell’arco della giornata.
LA SCARSA INFORMAZIONE.
Di tutto questo però quanto sanno i cittadini che abitano in quelle vie? A quanto pare non molto, come ci spiega Alessandra Tallarico, Presidente del Comitato di Quartiere Giuliano Dalmata: «Quello che ci lascia perplessi è la mancanza di una capillare informazione, da parte del proponente e delle istituzioni, vista la portata dell’intervento e le conseguenze sulla vita degli abitanti del quartiere a cominciare dal valore delle abitazioni sottoposte a servitù. Pretendiamo che i cittadini siano informati sulle conseguenze e i disagi che questi lavori di realizzazione dell’elettrodotto comporteranno, sia dal punto di vista del programma che dello stato di avanzamento».
Verranno ascoltati?
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Sono felice di questo articolo.
L’ho citato in un post del Blog Coffeefarm.
Speriamo che serva a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Grazie ancora.
Cordiali saluti
Andrea Barbieri
Socio fondatore CdQ Giuliano Dalmata