#RomaCinemaFest, Alaska: Cupellini e la sua storia d’amore tormentata

Claudio Cupellini, dopo l’acclamato Una vita tranquilla del 2010, torna dietro la macchina da presa per presentare alla Festa del Cinema di Roma la sua ultima fatica: Alaska.

La pellicola è una storia d’amore tormentata di due novelli Romeo e Giulietta che rincorrono il successo, la gloria e nel contempo il loro amore.

SINOSSI.

Fausto (Elio Germano) lavora in un hotel di Parigi e sogna di diventare maître. Nadine (Astrid Berges-Frisbey) si trova nello stesso hotel per partecipare ad un provino per modelle (che, in seguito, riuscirà a passare).

Il tempo di conoscersi e già le loro strade si dividono, tra la prigione, l’ospedale, la disperazione, la ricchezza, la criminalità. Il tutto in un arco temporale molto lungo che ha una sola costante: il loro folle, improbabile e casuale amore e una discoteca di Milano (l’Alaska, per l’appunto).alaska-700x430

UN FILM CHE DIVIDE.

Non tradendo il suo stile inconfondibile, Cupellini con Alaska cerca di osare ancora. La pellicola è un susseguirsi inarrestabile di eventi, una serie di conoscenze, di volti che poi scompaiono un attimo dopo essersi mostrati. E’ un romanzo di formazione, quasi un poema cavalleresco sui generis che cambia direzione, impostazione molte volte. Il regista, in tutto questo, cerca di seguire le scene rappresentate senza prendere le parti di nessuno, anzi. E’ diciamo un osservatore degli eventi, sottolineandone con la sua neutralità la loro portata eccezionale ed improbabile.

In mezzo comunque a questo marasma, rimane sempre l’amore insensato e viscerale tra Fausto e Nadine. Forse però è proprio questo turbinio che rappresenta uno dei punti deboli della pellicola, lasciando lo spettatore leggermente dubbioso sulla logicità di alcune scene. Una su tutte: due sconosciuti che si aspettano l’un l’altro per anni. Cos’altro dire.

Da un altro punto di vista, però, questa palese finzionalità della storia – lontana dalla vita vera – cerca di parlare, attraverso proprio una sorta di epicità, del mondo che abitiamo quotidianamente.

Insomma un film molto di pancia, caotico, che divide, tranne su un punto: proprio la splendida coppia di protagonisti Germano-Berges che – nella confusione della storia, degli eventi – riesce a dare una sorta di stabilità all’intero impianto, grazie anche a comprimari come Valerio Binasco.

Bella la scelta della circolarità della trama che mostra, a parti invertite, Fausto e Nadine all’apice e all’abisso della piramide del successo, dando l’ultima pennellata su un dramma libero dagli schemi, senza un’ambientazione più o meno precisa e con un solo intento: non averne.

 

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Matteo Marini

Giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics - Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.

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