#RomaFF11: The Accountant, Ben Affleck a suo agio nei panni di un killer-contabile
Da tempo ci si chiedeva quale ruolo potesse mettere in risalto le non doti attoriali di Ben Affleck e la sue espressività piatta. The Accountant, film diretto da Gavin O’Connor in concorso all’11^ Festa del Cinema di Roma, è la risposta.
SINOSSI.
Christian Wolff (Ben Affleck) è un bambino affetto da autismo che soffre – insieme a suo fratello – per i litigi che intercorrono tra i suoi genitori e, in particolar modo, per il fare autoritario del padre, militare specializzato in psicologia. Un giorno la mamma, che ha sempre preso le difese di Christian, polemicamente fa armi e bagagli e se ne va. Il genitore-militare, a questo punto, per difendere sia quel bambino “così problematico” che il fratello, li addestra entrambi a combattere.
Salto in avanti ad oggi. Christian è un contabile e dirige una piccola agenzia nell’Illinois. Sotto traccia, però, offre i suoi servizi alle maggiori organizzazioni criminali del mondo. Persona meticolosa e ossessiva, nessuno riesce mai a fotografarlo o sapere qualcosa sul suo conto. Nemmeno la sezione anti-crimine del Tesoro – che pure gli sta alle costole da tempo – diretta da Ray King (J. K. Simmons).
Un giorno Christian, per evitare di destare ulteriori sospetti, accetta un nuovo incarico per un “cliente pulito”: una società che da anni si occupa di robotica, costruzione di protesi e anche di contratti con la Difesa. Dana (Anna Kendrick), una contabile interna, ha scoperto infatti degli ammanchi che hanno spinto il proprietario, Lamar Black (John Lithgow) a chiamare Wolff. Una volta aperti i libri con tutte le cifre, però, improvvisamente qualcosa comincia a non quadrare e si innesca un’inaspettata spirale di violenza.
CE L’HAI FATTA BEN!
Chi l’avrebbe detto che bastava far interpretare a Ben Affleck un killer autistico per renderlo convincente e per fargli compiere un’ottima prova attoriale. A saperlo prima si sarebbero evitati fiumi di critiche per i suoi ruoli passati.
The Accountant, infatti, poggia la sua particolarità unicamente sulle spalle di Affleck, che riesce a dare al personaggio di Christian Wolff il giusto distaccamento e la giusta difficoltà relazionale che è tipica di persone con questo disturbo del neurosviluppo. Wolff è metodico, ordinato fino all’estremo, ripetitivo nelle sue abitudini. Salvo quando incontra Dana, la quale cerca di entrare in relazione con lui.
Buona anche l’evoluzione della pellicola, stranamente non banale e con molti risvolti non del tutto prevedibili (inclusa qualche battuta umoristica disseminata qui e là che si incastra abbastanza bene). Tutto merito del lavoro svolto da Bill Dubuque, già sceneggiatore dell’interessante The Judge, che rende The Accountant un thriller d’azione diverso dal solito (anche se mantiene qualche tratto tipico dei blockbuster americani). Certo, se il centro è l’autismo del protagonista, qui non viene messo molto a fuoco.
La pecca, però, è che il regista O’Connor, dopo il pessimo Jane Got a Gun con Natalie Portman, ha l’occasione d’oro di esaminare nuovamente il rapporto (conflittuale) tra due fratelli (così come aveva già fatto, con discreto successo, in The Warrior con Tom Hardy). Stranamente però decide quasi di lasciarlo perdere, di accennarlo senza esaminarlo con la dovuta calma.
In sostanza, The Accountant è un film tutto sommato buono ma non eccezionale. Almeno ha il pregio di aver risvegliato un dormiente Ben Affleck. E non è cosa da poco.
The Accountant sarà nelle sale italiane dal 27 ottobre con Warner Bros.
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