Ruby: la storia infinita
Aggiungendosi all’uscita di scena di Lele Mora (definitivamente colpevole dopo il mancato ricorso contro la condanna d’appello) e all’assoluzione di Silvio Berlusconi, l’annullamento con rinvio delle sentenze di condanna di Emilio Fede e Nicole Minetti disposto ieri dalla Cassazione inaugura un nuovo capitolo della saga del Ruby-gate.
GLI SCENARI DEL NUOVO APPELLO.
Per quanto riguarda il solo versante giudiziario, la trama della vicenda potrebbe essere totalmente riscritta. In attesa di leggere le motivazioni, si potrebbe pensare che l’annullamento sarà motivato accogliendo la tesi dell’avvocato di Fede, Maurizio Paniz (l’ex senatore del Pdl che in Parlamento difese la favola di «Ruby nipote di Mubarak»), secondo cui i semplici inviti alle cene di Arcore fatti dal suo assistito alle ragazze coinvolte non possono configurare il reato di favoreggiamento della prostituzione imputato.
Rispetto a questo scenario, tuttavia, la mancata disposizione dell’assoluzione senza rinvio potrebbe indicare, più che il riconoscimento della totale estraneità di Fede e Minetti, la richiesta di approfondimento delle conclusioni sul loro ruolo effettivo nelle serate organizzate nella villa di Berlusconi. Alla possibilità che il nuovo processo di appello giunga a una piena assoluzione si aggiungono dunque l’ipotesi di una conferma delle condanne, con un’argomentazione più circostanziata da parte dell’accusa, e, nel caso in cui le responsabilità dei due risultassero diminuite, di un ulteriore ridimensionamento delle pene (il primo appello aveva già ridotto le condanne di 7 e 5 anni inflitte in primo grado a Fede e Minetti, rispettivamente, a 4 anni e 10 mesi e a 3 anni). L’aggravarsi della situazione per i due imputati infatti pare poter essere già escluso per l’inammissibilità delle richieste del procuratore generale, in particolare l’attribuzione a Fede del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile: come già per Berlusconi, anche per l’ex direttore del Tg4 si ritiene indimostrata la conoscenza della minore età di Ruby durante la sua reiterata presenza alle cene di Arcore.
LA SPADA DI DAMOCLE DEL RUBY-TER.
Come già rilevato in passato, l’indiscutibile ridimensionamento dell’impianto accusatorio che, col passare dei gradi di giudizio, si sta configurando rispetto all’intera vicenda, non nasconde l’esistenza di dati di fatto extra-giudiziari inoppugnabili: la Cassazione nella sentenza di assoluzione dell’ex premier ha acquisito «la prova certa che, presso la residenza di Arcore di Silvio Berlusconi e nell’arco temporale di cui alla contestazione (14 febbraio-due maggio 2010), vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Marough».
È dunque ancora presto per parlare di una sconfitta totale della procura di Milano. La sospensione del giudizio complessivo è imposta anche dal terzo filone dell’inchiesta, il cosiddetto Ruby-ter, che deve verificare se le testimonianze del primo troncone sono state inquinate dalla corruzione dei testimoni da parte di Berlusconi: il procedimento che potrebbe ribaltare la realtà processuale che, al momento, vede unico colpevole Lele Mora, deve ancora entrare nel vivo. Su questo capitolo della storia di Berlusconi e, almeno in parte, dell’Italia, resta ancora molto da scrivere.
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