Saviano “morto” su Max. “Il Giornale” attacca.
“In questo caso specifico avrei preferito il “verismo” al ritocco fotografico. non si può campare di rendita un’intera vita…” Questo, scritto da tal “cotoletta”, è solo uno dei commenti che troviamo nel sito del Giornale di Feltri sotto l’articolo titolato: Saviano martire per Max: la finta morte in copertina. Il nome del giornalista non compare. E’ autore la “redazione” e, presupponiamo, che tutto il corpo strutturale del quotidiano di Paolo (Silvio) Berlusconi, abbia questa inquadratura mentale nei riguardi dell’autore di Gomorra. Non di voglia di morte di Saviano, sia chiaro, ma di discredito.

Iniziamo con lo spiegare cosa sono queste foto di Max. Premettiamo che lo scrittore non sapeva nulla di questa decisione del mensile di Rcs diretto da Andrea Rossi. Una scelta, spiega sempre il direttore, data dal fatto che “non ce l’abbiamo fatta più di sentir gente attaccare Saviano; la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni di Marco Borriello. A quel punto ci siamo detti basta”. In poche parole è una foto di Roberto Saviano su un lettino di obitorio, con tanto di cartellino a piede, con titolo “Hanno ammazzato Saviano”.
Una scelta che, senza dubbio, può essere opinabile da chiunque per una questione puramente di gusto. Ed infatti proprio Saviano la ritiene “di cattivo gusto”. Ma non vi è dubbio che l’mpatto emotivo sarà molto forte.
Ma il problema è ciò che i personaggi legati ad un determinato filone politico sostengono. Sempre nell’articolo si legge, in merito alla foto, l’idea di rappresentare “San Saviano martire: un’operazione per santificare un eroe che non ne ha bisogno.” Ma chi è che decide se ne ha bisogno o no? Il direttore del Giornale? Silvio Berlusconi? Borriello (nota mente intellettualoide)? Io? Voi? No. Ognuno può decidere di crearsi dei “miti” o dei “maestri” da seguire come modelli di vita. C’è chi sceglie Sandokan e chi sceglie Saviano; chi Andreotti e chi Falcone e Borsellino; e c’è pure chi segue il gran maestro venerabile Licio Gelli. QUESTE sono scelte che possono e devono essere opinabili per il semplice fatto che i primi di ogni coppia sono personaggi moralmente sbagliati. Persone che hanno fatto, e continuano a fare, male al paese. Condannati per camorra, prescritti ma colpevoli di mafia fino al 1980, creatori della P2. Ma se mi dicono che, una persona, prende come modello lo stesso Feltri, ad esempio, io non posso dirgli nulla. Ed è per questo che non si debbono accettare questi attacchi a Saviano. Un ragazzo che ha come unica colpa quella di aver scritto un libro che ha fatto incazzare mezza campania e tutta la Camorra, ivi compresi i politici che, anche se il pubblico non lo sà, sono ad essa affiliati.
Personalmente sosengo che, la maggior parte delle persone che attaccano l’autore di uno dei più bei libri del nuovo secolo, e non lo dico io, questo testo non lo abbiano letto. Se lo si lege si capisce quanta fatica e quanto coraggio abbia avuto un ragazzo di 23-24 anni a pubblicarlo. Spiegare per filo e per segno cose VERE che sono scomode alla società; perchè, come dice il detto, occhio non vede e cuore non duole.
In ultima analisi, voglio solo riportare ciò che un VERO intellettuale come Josè Saramago, scomparso pochi giorni fà, pensava di Saviano:
“Penso a Roberto Saviano,
minacciato di morte per ever scritto un libro di denuncia
di un’organizzazione criminale capace di
sequestrare un’intera città e chi ci vive,
penso a Roberto Saviano che ha la testa
non messa a taglia ma a termine, e mi chiedo
se un giorno ci risveglieremo dall’incubo che la vita
è per tanti, … perseguitati perchè dicono la verità.
Mi sento umile, insignificante, davanti alla dignità
e al coraggio dello scrittore e giornalista Roberto Saviano,
maesto di vita.”
Altro che cotolette!
L’autore di Gomorra ha commentato così la decisione di Max: “Un’immagine utilizzata per speculare cinicamente sulla condizione di chi come me in Italia e all’estero vive protetto. Un’immagine profondamente irrispettosa per tutti coloro che per diversi motivi, spesso lontano dai riflettori, rischiano la vita. Tutta questa pressione sulla mia morte, poi, lascia sgomento me e la mia famiglia. A ogni modo rassicuro tutti: non ho alcuna intenzione di morire”.
E’ ora anche giusto dire che “Il Giornale”, mentre scrivo, ha preso le distanze dai commenti, come quello da me riportato in calce. Meno male.
GIAMPAOLO ROSSI
giampross@katamail.com
Questa è l’Italia, cosa non farebbero per un pugno di lettori!