Smetto quando voglio, una banda criminale di eterni precari
Spesso la realtà supera la fantasia, ed è proprio da questa verità che prende vita la storia di Smetto quando voglio, film che segna il debutto alla regia di Sydney Sibilia (classe 1981). Tanti i protagonisti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo. Poi, ancora: Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Sergio Solli e Neri Marcorè. Arrivato nelle sale nel 2014 il film è stato ottimamente accolto da pubblico e critica. 12 le nomination ai David di Donatello, 5 nomination ai Nastri d’Argento e il Globo d’Oro come miglior commedia.
Visto il grande successo avuto sono in arrivo nel 2017 i sequel della pellicola, Smetto Quando Voglio – Masterclass e Smetto Quando Voglio – Revolution, i quali vedranno il ritorno della banda dei ricercatori eterni precari. In attesa di rivedere sullo schermo le nuove avventure della banda, riviviamo l’origine delle loro peripezie, tra contratti non rinnovati, nuove droghe, soldi e potere.
Sinossi
Pietro Zinni (Edoardo Leo) ha trentasette anni, è un genio e fa il ricercatore universitario, precario. Quando la sua geniale ed intuitiva ricerca non è sufficiente ad ottenere il rinnovo dei finanziamenti, Pietro viene licenziato. Stufo di essere sempre scavalcato da persone meno meritevoli, l’ex ricercatore riunisce i suoi colleghi di università, che ormai fanno lavori che non hanno niente a che fare con gli studi intrapresi (benzinai, lavapiatti, giocatore di poker) e decidono di mettere su una banda criminale. Così un Macroeconomista, un Neurobiologo, un Antropologo, due Latinisti, un Archeologo ed un Chimico diventano le menti di una nuova organizzazione criminale romana. Il problema sarà gestire i soldi ed il potere che, man mano, si acquisirà.
Breaking Bad all’italiana
Prendete film della commedia all’italiana come I soliti Ignoti o La banda degli Onesti e fateli incontrare con i gangster movie americani come Quei bravi ragazzi, Ocean’s Eleven, I soliti sospetti e la serie tv Breaking Bad. Una volta fatto questo mischiate il tutto per bene ed otterrete Smetto quando voglio. Perché questo è la commedia scritta da Sydney Sibilia, Valerio Attanasio ed Andrea Garello, una banda di onesti, disperati soliti ignoti 2.0 (se allora erano disoccupati oggi sono precari), che – stufi di essere presi a calci in faccia dalla vita e dai superiori – decidono di diventare i nuovi Keyser Söze o Walter White per prendersi finalmente ciò che gli spetta: successo e fama. Poco importa se derivano da un’attività non propriamente legale.
Smetto quando voglio è una commedia che unisce il cinismo, la rappresentazione della realtà, la satira e la comicità tipiche della commedia all’italiana con le caratteristiche tipiche dei gangster movie. Si parte dalla scalata al potere criminale di un gruppo di persone comuni, allo scontro con bande rivali, passando per l’incapacità di riuscire a gestire l’inaspettato successo e gli scontri con le rispettive donne, i malumori all’interno della banda e l’epilogo con un ultimo colpo.
Ritratto della società e parodia
La pellicola riflette lo spaccato agrodolce della società italiana odierna e mette sotto la lente di ingrandimento gli aspetti del precariato lavorativo che affligge l’Italia ma non solo. In Smetto Quando Voglio si notano i paradossi del settore (il film prende spunto da un articolo di giornale in cui si parlava di due ragazzi laureati con 110 e lode in filosofia con Master e di professione netturbini) e la descrizione delle tre generazioni di cui si compone l’Italia oggi: gli adolescenti menefreghisti ed egoisti che vogliono tutto e subito, i baroni universitari attaccati alla poltrona e la generazione dei 30/40enni precari da una vita costretti a fare i salti mortali per tenersi stretto il lavoro che hanno (ammesso che lo abbiano).
Il film è una parodia, citazionista all’ennesima potenza, divertente dove il dramma sociale viene usato come espediente per creare situazioni comiche al limite dell’assurdo. Si ride di gusto e per tutto il film. Tra le varie scene gustatevi quella della rapina in farmacia.
Imperdibile
Parliamo di una pellicola, in sostanza, in cui i punti di forza sono in primis la brillante sceneggiatura, in grado di restituire uno spaccato della società tanto reale quanto grottesco e di dar vita a situazioni la cui comicità risiede nella loro assurdità. Non di poco conto anche la regia dell’esordiente Sibilia che riesce non solo a portare lo spettatore ad essere uno della banda ma anche a far emergere le fragilità e la rabbia dei personaggi.
Proprio i personaggi sono interpretati da attori di indubbio talento, che danno il meglio di loro stessi e ricostruiscono perfettamente l’ascesa e la caduta di una banda di disperati nel mondo criminale. Si capta pienamente la frustrazione che si intendeva trasmettere e quel senso di inadeguatezza, nel trovarsi in una situazione più grande di loro. Reso anche grazie alle espressioni facciali e corporali.
Smetto quando voglio è una commedia vivace ed esilarante che ti fa capire che il cinema italiano è ancora vivo e che sarebbe ora di dare definitivamente fiducia a nuove idee e registi e non sempre ai soliti. Assolutamente da vedere.
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