Lo spread cinese misura la febbre dei mercati

Se esiste un termine in economia ampiamente inflazionato nell’utilizzo comune, specie in quello dei media e sui giornali, è proprio spread. Questo salta alla ribalta delle cronache durante la pesantissima crisi di credibilità che l’Italia subì nel 2011. Ciò che ne scaturì fu un vero e proprio attacco speculativo ai danni delle casse dello Stato che portarono il differenziale standard tra il Btp italiano e il Bund tedesco oltre quota 500, dove il titolo di debito italiano rendeva oltre il 7,75 per cento, ed entra di prepotenza nella terminologia comune, non soltanto economica.

Il termine diventa un fenomeno che interessa la politica e la società italiana in modo così singolare da assumere anche un’accezione negativa, tanto da essere usato da alcuni per definire il Governo di Mario Monti, così pesantemente orientato all’austerity, come la dittatura dello spread.

IL TERMOMETRO DEI MERCATI

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Mario Draghi – Fonte: www.businessinsider.com

La situazione si è molto calmata negli ultimi anni, tanto da far scendere il valore dello spread a quota 122 circa, con un rendimento del Btp a 10 anni che sfiora l’1,55 per cento, anche grazie alle manovre messe in campo dalla Banca Centrale Europea e dal governatore, Mario Draghi. Questi, a ridosso della primavera del 2015, ha varato il Quantitative Easing, sulla base della dottrina del whatever it takes, ovvero la stampa incondizionata di moneta per placare l’onda speculativa dilagante, pronunciata proprio per risolvere quella crisi che nel 2011 minacciava di destabilizzare in modo imperscrutabile tutti gli equilibri della zona euro. Nessuno speculatore si azzarderebbe a scommettere contro un banchiere centrale determinato a stampare moneta. E così è stato. Tanto che oggi quello che prima veniva osservato da tutti gli analisti e dagli investitori di tutto il mondo come il termometro della crisi finanziaria in Europa, oggi si può tranquillamente definire falsato proprio dai fiumi di di moneta che la Banca Centrale Europea sta iniettando ogni giorno sui mercati valutari di tutta la zona euro.

Ma oggi sono differenti le dinamiche che minacciano la stabilità non più solo dell’Europa, ma dell’intero mercato globale. L’elemento di destabilizzazione principale, oltre all’ovvia situazione di difficoltà di moltissime economie dipendenti dal petrolio e dagli idrocarburi in generale che hanno sofferto moltissimo il crollo verticale dei prezzi avvenuto da circa un anno a questa parte e all’alta volatilità che ne è scaturita sui mercati – per un approfondimento cliccate qui – è principalmente la flessione sostanziale delle stime di crescita della Cina.

ONSHORE ED OFFSHORE

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Fonte: www.iurisprudentes.it

Ed è proprio un altro genere di spread che viene adesso considerato come indicatore di riferimento della salute finanziaria non europea ma globale, stavolta: quello cinese. Chi credeva che esistesse una sola univoca currency che circolasse nella Repubblica Popolare, si sbagliava di grosso. Se il nome della moneta è sempre yuan (o renmimbi, come chiamato dai cinesi stessi), sono due le tipologie effettive di monete a corso legale, invece, accettate in Cina. Quello stabilito dalla Banca centrale Cinese viene chiamato spot o onshore, ed è definito dalla People’s Bank of China nell’ambito di una banda di oscillazione (è quindi un cambio semi-rigido). Il secondo è quotato ad Hong Kong ed è lo yuan offshore, ed è libero di fluttuare sui mercati finanziari in base alle regole classiche della domanda e dell’offerta di moneta.

Ma come viene valutato lo spread tra le due valute (o differenza di cambio rispetto ad 1 dollaro)?

Quando lo spread aumenta, la quotazione dello yuan offshore ha un valore più alto rispetto allo spot (e quindi vale meno in termini reali), allora c’è da preoccuparsi. Nel senso che gli investitori prevedono che a momenti la People’s Bank of China decida di svalutare il cambio ufficiale – lo spot – nei confronti del dollaro, adeguandosi a quanto già si aspetta il mercato che difatti si muove in anticipo e svaluta il cambio sul mercato di Hong Kong, muovendosi al ribasso nei confronti del dollaro la quotazione dello yuan offshore.

TERREMOTI FINANZIARI

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Fonte: www.secularinvestor.com

Una prova pratica di quanto specificato si può ricercare in quanto successo lo scorso agosto e all’inizio del 2016, due momenti contraddistinti da veri e propri terremoti di magnitudo pari alla crisi del 73-79 su tutti i mercati mondiali. A ridosso di un momento particolarmente difficile per l’Europa, con la crisi greca che incalzava e che dominava sulle prime pagine di tutti i giornali finanziari del mondo quest’estate, e alla fine
di un momento di sostanziale sopimento della volatilità sui mercati mondiali all’inizio di quest’anno, abbiamo assistito alle conseguenze dirette della svalutazione ufficiale del cambio da parte della Cina. Un enorme tsunami finanziario che si è propagato su tutte le borse mondiali e direttamente sul prezzo del petrolio, attaccando doppiamente le riserve valutarie di Paesi dipendenti dal prezioso idrocarburo per il loro sostentamento e aggravando ulteriormente la situazione di crisi.

Tuttavia, c’è chi sostiene che la crescente instabilità del sistema valutario a doppio binario cinese è solo una delle stazioni che porteranno a formare una valuta pienamente convertibile, cosa che dipenderà anche da come le autorità cinesi tenteranno di realizzare e stabilizzare una valuta globale sostenibile. L’unica possibilità è sperare che questo cambiamento, per alcuni già in atto e irreversibile, non trascini con se i brandelli dell’economia di un’Europa sofferente da troppi anni.

 

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Fabio Castiglione

Laureato in Relazioni Internazionali all’Università ‘L’Orientale’ di Napoli, dopo alcune esperienze lavorative nel ramo bancario come consulente, approda nel mondo del giornalismo nel 2004. Collaboratore esterno e stagista, prima, e redattore poi, è presso il quotidiano ‘Il Denaro‘ che muove i suoi primi passi nel mondo della carta stampata. Appassionato professionista di Competitive Intelligence per alcune delle più importanti realtà internazionali, prosegue il suo percorso nel giornalismo online con L’Indro come Coordinatore della Redazione Esteri e Responsabile delle Risorse Umane, prima, e abbraccia la qualità del progetto Wild Italy, poi. Ex Rotaract, insegnante di Karate Shotokan Tradizionale per passione - e per professione - nonché analista di politica ed economia per vocazione, discute dell’attualità internazionale sul suo blog ‘YouPolitik’. COLLABORATORE SEZIONE ECONOMIA

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