Strage Parigi: storie e reazioni dal mondo sportivo

Venerdì scorso tutti noi siamo stati scossi dalla terribile Strage di Parigi, l’attentato più grave vissuto sul suolo europeo dal dopoguerra ad oggi. Ribattezzato dagli integralisti islamici stessi “l’undici settembre della Francia”, l’attacco dell’Isis ha mietuto 129 vittime e tantissimi feriti gravi, lasciando strascichi incancellabili nella vita di ogni cittadino. Parigi poteva essere Roma, così come Madrid, Londra e Berlino. Le vittime di quegli attacchi potevamo essere tutti noi.

Inutile dire che le reazioni di solidarietà, orrore e dolore sono state molteplici. Anche il mondo dello sport, in ogni suo atleta e personaggio, è stato coinvolto dalla crudeltà degli eventi e dalla perdita delle numerose vittime. Capofila sono stati, per ovvie ragioni, i francesi; ma la risposta anche di tutti gli altri paesi è stata impressionante, con siti, profili social e comunicati letteralmente invasi da un sentimento comune di vicinanza e sostegno.
In questo frangente, però, verranno analizzate alcune delle storie e delle dichiarazioni figlie di quella maledetta sera, fotografie di un universo sportivo profondamente scosso e che, come ogni altra realtà, non dimenticherà mai diarraquesto terribile dramma.

DIARRA E GRIEZMANN: DUE SPECCHI DI UNA TRAGEDIA.

Uno dei luoghi colpiti dagli attentati di venerdì 13 è stato lo Stade France, lo stadio di Parigi dove si stava disputando l’amichevole Francia-Germania. A partita terminata, i giocatori sono stati costretti a rimanere negli spogliatoi per diversi minuti – i tifosi, invece, si sono riversati sul terreno di gioco – poiché all’esterno della struttura si stava scatenando il putiferio. Tra di loro c’era anche Lassana Diarra, centrocampista del Marsiglia ed ex Real Madrid, che, come tanti altri giocatori della Francia, temeva per la vita dei suoi cari che si trovavano in città. Proprio il calciatore dell’Olympique, quella notte, vivrà una tragedia indescrivibile. Il giorno dopo su twitter, infatti, arriva il triste annuncio della morte della cugina, Asta Diakite, vittima di uno dei sette attentati del venerdì sera.

Sono stato personalmente toccato dalla tragedia – ha dichiarato Diarra in un tweet – mia cugina, Asta Diakite, figura tra le vittime di una delle sparatorie che ha avuto luogo ieri, dove sono scomparse centinaia di altri innocenti francesi. È sempre stata per me un rifugio, un supporto, una sorella maggiore. In questo clima di terrore è importante per tutti noi rappresentanti del nostro Paese e della sua diversità di prendere la parola. Dobbiamo rimanere uniti contro un orrore che non ha né colore né religione. Difendere il rispetto e l’amore della pace“.

Le stesse ore di terrore le ha vissute anche Antoine Griezmann, attaccante dell’Atletico Madrid e della Francia, cha aveva addirittura la sorella al Bataclan, la Antoine Griezmann France_APsala concerti colpita dagli attentati. Probabilmente al teatro parigino si è consumato l’orrore più crudo della strage, poiché 89 persone sono state letteralmente giustiziate dai terroristi dell’Isis. La sorella del calciatore era lì, proprio mentre gli attentatori aprivano il fuoco sulla folla di spettatori. Il giorno dopo, sempre su twitter, Antoine ha voluto spendere alcune parole per raccontare la paura e la storia di quella terribile serata; serata che, almeno per lui, ha avuto un lieto fine. “Grazie a Dio mia sorella è riuscita a uscire dal Bataclan – ha dichiarato Griezmann ai suoi fan – tutte le mie preghiere vanno alle vittime e alle loro famiglie. Viva la Francia“.

IL GRIDO D’ORGOGLIO DEI FRANCESI: I FONDISTI IN NORVEGIA.

C’è chi in quella sera del 13 novembre era a migliaia di chilometri di distanza da Parigi. Tanti sportivi francesi si trovavano in giro per il mondo “a fare il proprio lavoro“. La nazionale transalpina di sci di fondo, per esempio, era impegnata a Beitostolen, in Norvegia, per una gara di preparazione alla Coppa del Mondo. Duvillard, Gaillard, Maginificat e il campione biatleta Fourcade si trovavano in albergo quella sera, con i propri cari nel putiferio francese. La mattina dopo, alle sette, tutta la nazionale era già in pista a provare gli sci per la gara, nonostante l’enorme dolore e il peso della distanza da casa. Una situazione surreale, con la quale è quasi impensabile convivere.

Questa notte – ha dichiarato Jean Marc Gaillard, proprio quella mattina, alla tv nazionale norvegese – è stata incredibile. Non ci sono parole, sembrava che non sarebbe finita mai. Non è facile parlare quando accadono tali tragedie; è ovvio che ognuno di noi ha pensato subito ai propri parenti. Io avevo la mia famiglia a Parigi ma sono stato rassicurato immediatamente sulle loro condizioni. Col passare del tempo poi ti rendi conto che il pensiero non va solo alla tua famiglia ma alla città intera, alla Francia e al resto del mondo. E capisci che sono tutti sprofondati nel dolore“.

Col cuore a pezzi, gli atleti francesi sono poi scesi in pista, portando a termine una gara superlativa. Duvillard strappa un podio, mentre tutta la nazionale piazza ben 5 atleti nelle prime 18 posizioni; in casa dei re norvegesi non è assolutamente cosa da poco.

094721257-194ef933-99ad-4de6-a56c-35846306a4ebOGIER E QUEL TRIONFO SILENZIOSO IN GALLES.

Qualcuno era in Norvegia, qualcun altro in Galles. Sebastien Ogier, assoluto dominatore delle ultime tre edizioni del mondiale Rally, 2015 compreso, lo scorso fine settimana si trovava in Gran Bretagna per l’ultimo GP della stagione. Con il titolo già in tasca, il francese sigla in Galles la sua ottava vittoria stagionale – su 13 round totali – dettando ancora una volta la legge del più forte. Stavolta, però, non si festeggia; probabilmente Sebastien ricorderà a vita il rally britannico 2015 come la vittoria più inutile di una grandissima carriera. “Vincere qui è il modo migliore per finire la stagione – ha dichiarato nel dopo gara lo stesso Ogier – ma non ci sono motivi per festeggiare oggi. Abbiamo tutti altre cose in testa. E’ stato un weekend difficile. Come si può correre con davanti le immagini della tragedia che ha colpito il nostro paese?“.

Un trionfo silenzioso quello di Sebastien. Una vittoria schiacciante celebrata solamente col tricolore francese, unico gesto di una giornata che di festa non aveva nulla; al termine della gara, infatti, Ogier e il suo navigatore Ingrassia hanno steso la bandiera transalpina sul parabrezza della loro auto, in ricordo delle 129 vittime della tragedia. Un messaggio sobrio, senza rumore.

ORA LA PAURA, MA RIPARTIRE E’ NECESSARIO.

Inutile dire che, dopo una tragedia come quella di Parigi, uno dei sentimenti che aleggia nell’aria rimane la paura. Anche e soprattutto per le manifestazioni sportive. Negli attentati sono stati colpiti, tra gli altri, due luoghi simbolo del divertimento e dell’intrattenimento: uno stadio e un teatro. La tranquillità, la “normalità” e la libertà sono state violate. Esempio lampante di questo timore generale è stato il rinvio dell’amichevole Germania-Olanda, appena tre giorni dopo i fatti di Parigi, dove un allarme bomba ha costretto a un’evacuazione frenetica l’impianto di Hannover.

Da sinistra: Javier Pastore ed Edinson Cavani
Da sinistra: Javier Pastore ed Edinson Cavani

Anche alcuni calciatori hanno manifestato la propria preoccupazione per questa situazione. Una paura di fondo si è tastata nei giocatori, in particolar modo, del Paris Saint Germain, la squadra di Parigi e attuale capolista in Ligue 1. L’argentino Javier Pastore ad esempio, che quella sera al Bataclan ha perso due amici molto stretti, ha manifestato tutta il suo timore dichiarando che “sarà scioccante anche solo tornare a Parigi”; l’ex Napoli Edinson Cavani, invece, si è confidato con l’amico e compagno di nazionale Alvaro Gonzalez affermando che se fosse per lui non rientrerebbe proprio in Francia. Dello stesso avviso è stato anche il difensore brasiliano David Luiz, il quale, come gli altri citati, è in forza da tempo al PSG.

Tutte queste dichiarazioni non facilitano, ovviamente, il ritorno alla normalità. Per quanto difficile possa essere, la Francia deve pensare seriamente al grande evento sportivo che l’attenderà nel 2016; quegli Europei tanto sudati che proprio in questa settimana hanno preso forma con le ultime quattro squadre qualificate (Irlanda, Ungheria, Svezia e Ucraina). Di sicuro “Euro 2016non sarà una competizione ordinaria, poiché il clima che si è creato renderà il tutto inevitabilmente blindato, controllato e, nonostante tutto, a rischio.

LILIAN THURAM: LA LUCIDITA’ DI UN CAMPIONE.

Per un quadro generale della realtà, per quanto sia possibile incentrarla, non si possono tralasciare le parole di un campione assoluto della storia del calcio, oggi in lotta contro il razzismo: Lilian Thuram. Il francese, ex bandiera della nazionale, con la quale ha vinto il Mondiale nel ’98, ed ex difensore di Juventus e Parma, è riuscito ad essere incisivo molto più di qualsiasi altro politico di medio-alto livello. D’altronde, il carisma e l’intelligenza non si comprano al mercato. “Parigi è ancora muta – ha dichiarato dopo la tragedia il francese – tutti sentiamo di aver perso figli, fratelli, padri. La gente morta e ferita fa parte della nostra comunità, della nostra famiglia. Non hanno ucciso gli altri, ma qualcuno di noi“. Thuram è triste, addolorato, ma sicuramente non negativo. “La cosa che mi è piaciuta nella grande tristezza – riprende sempre l’ex calciatore – è che l’altra notte accanto allo stadio la gente ha aperto le porte di casa per aiutare i feriti, per portare aiuto e soccorso. Si chiama solidarietà. Ho sentito dire che i tifosi all’uscita hanno intonato “allons enfants”. La società civile ha risposto bene, ora tocca alla politica dare risposte intelligenti“.

23e Journ¬ée du Livre politique a l Assemblee NationaleE ancora: “La religione non c’entra. Davvero pensiamo che con le crociate si uccidevano gli infedeli per aumentare il numero di praticanti? Oppure crediamo davvero che gli indiani d’America sono stati sterminati in nome del cristianesimo? Assolutamente no. Si tratta di possesso di nuove terre, aggressioni politiche, guadagni, mire espansionistiche. Sono le guerre nel mondo ad alimentare in qualche modo frustrazioni e disgrazie assurde. E’ chiaro che chi ha fatto quello che è stato fatto a Parigi vuole ridurci alla paura, toglierci la libertà. Attenti alle strade che prendiamo e alle risposte che diamo. Dobbiamo tutti riflettere su che tipo di società vogliamo ed essere uniti“.

Nei giorni successivi, poi, la Francia (e non solo) ha praticamente dichiarato guerra all’Isis. Anche qui Thuram non fa sconti; ai microfoni di “Un giorno da pecora“, programma di Radio 2, il francese riflette sulle vie che il mondo occidentale sta intraprendendo e su quelle che ha già intrapreso da tempo. “Dopo gli attentati di Parigi – sostiene ThuramHollande ha detto che siamo in guerra. Ed è vero, ma la Francia non è in guerra da oggi. La Francia sta facendo la guerra aldilà dei propri confini da un po’ di tempo. Quando la tua nazione va fuori e ne bombarda un’altra allora vuol dire che è in guerra“. Dichiarazioni forti che arrivano da un personaggio altrettanto forte. “Nel 1998 – riprende e conclude sempre il francese, parlando dell’anno della vittoria mondiale –  eravamo un esempio d’integrazione. La Francia è una nazione che vive tante realtà, così come altri paesi. Da allora ne è passato di tempo. Oggi, per esempio, Marine Le Pen mi spaventa. Quando crei divisioni nella tua stessa comunità finisce tutto in violenza“. Alla fine dei conti, come detto, il carisma e l’intelligenza non si comprano al mercato.

 

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Emanuele Di Baldo

Classe 1992, originario di Albano Laziale, consegue la maturità scientifica nel 2011 e nello stesso periodo inizia a collaborare con varie testate di livello locale. Sempre dal 2011 studia "Lettere Moderne" all'Università La Sapienza di Roma e diventa speaker ufficiale e blogger della web radio www.radioliberatutti.it, nella quale conduce un programma sportivo, a cadenza settimanale, dal nome "Sport 43". Dal 2013 scrive periodicamente per giornali cartacei come "VelletriOggi", "Il Corriere Tuscolano" e "Il Caffè dei Castelli Romani", con articoli che variano dalla cronaca all'attualità, dallo sport alla politica, passando per cultura e spettacolo. Appassionato, a volte maniacale, di sport, cinema, musica e motociclette, è cresciuto con la voglia di scrivere di ciò che più lo attira. VICEDIRETTORE DI WILD ITALY

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