Tema di Maturità: “Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader.”

Dato che la maturità ed i mondiali occupano i telegiornali, oltre al rituale megafono berlusconiano, ho deciso di cimentarmi nel tema di attualità, con un po’ di nostalgia e la libertà di sapere non dover essere giudicato. Ho tralasciato inoltre la parte relativa alla storia, che non mi pertiene e, diciamocelo, era già abbastanza lungo.

Parlano i leader… Davvero i leader parlano dei giovani? Perdonerete il mio scetticismo, ma “giovani” sembra ormai una parola propagandistica utilizzata, spesso impropriamente, in coppia con meritocrazia.

Dico impropriamente perché ci viene costantemente sbattuta in faccia l’impotenza del merito rispetto alla raccomandazione, la forza della corruzione sopra all’onestà e la sfacciataggine dell’arrivismo nei confronti della sudata gavetta.

Come oggetto della discussione politica i giovani sono ridotti a demografica da catturare (se hanno 18 anni o sono in procinto di compierli), con false promesse e speranze.

Sono invece polli da spennare, sia che siano studenti, insieme in questo caso ai loro compagni di sventura: i docenti, sia che preferiscano lavorare, quando si passa alla politica dei fatti.

Tagli forsennati e indistinti all’istruzione ed alla ricerca, pregiudicano il futuro di chi vuole continuare a stare sui libri, mentre il dilagare del precariato, che non viene adeguatamente disincentivato, costringe i giovani lavoratori a stipendi umilianti e a non avere alcuna garanzia sul loro futuro. In entrambi i casi la “ricerca della felicità”, per citare un’altra traccia odierna, viene resa immeritatamente difficile costringendo sempre più giovani a emigrare all’estero.

Come attori della politica la situazione non è migliore per i giovani. Se pensiamo ai partiti principali: PD e PdL, ci appare lampante l’assenza totale di volti freschi (tranne quello di Silvio, ma non per merito della sua età). Tra le alte sfere è arduo trovare qualcuno al di sotto dei 50 anni, ed anche quando lo si riesce a scovare si corre il rischio che sia Capezzone, e si finisce a domandarsi se davvero valga la pena di puntare sui giovani.

L’idea che hanno di giovane i due principali partiti è molto diversa. Per il PD il termine “giovane” include chiunque sotto i 45 anni ed i loro baluardi sono sono Matteo Renzi (35) e Debora Serracchiani (40) (per dirne una J.F. Kennedy è diventato presidente a 43 anni). I giovani invece, quelli veri, sono relegati nei circoli autoreferenziali dei Giovani Democratici, che, pur avendo il merito di avvicinare molti ragazzi alla discussione politica, riescono a farsi sentire soltanto quando polemicamente propongono di abolire il comunistesco saluto “compagni” dal vocabolario del PD, non magari per riprendere la morbida linea del partito su temi come la bioetica o per il “dialogo” instaurato più volte con l’avversario.

Nel PdL invece “giovane” viene inteso soltanto come singolare femminile, basti vedere il continuo flusso di starlette in politica non grazie a brillanti carriere e duro lavoro, bensì per merito di minigonne vertiginose, prorompenti davanzali e predisposizione naturale alla sottomissione (in svariati ambiti). Assistiamo così a giovani (donne è sottinteso) con fior fior di referenze, quali: “schedina a quelli che il calcio”, “partecipazione al grande fratello”, “tronista a Uomini e Donne” candidate, dopo un corso di 10 giorni di politichese (o erano meno?) e, ahimè, spesso elette, come parlamentari o eurodeputate, con buona pace della meritocrazia sbandierata.

L’unico “giovane” sul quale si può puntare è un movimento giovane. Giovane nel senso che è appena nato dal basso, attraverso mezzi moderni e che è composto da persone piuttosto che non politici. L’esperimento del Popolo Viola dimostra che quando le cose non vanno i giovani sono i soli che hanno il coraggio di reagire e di provare a cambiarle. Purtroppo rimangono ancora largamente inascoltati, complice una televisione non libera ed una politica impenetrabile, ma la speranza che il futuro sia più “giovane” rimane, altrimenti la fuga rimarrebbe l’unica soluzione.

SCRITTO DA SIMONE PER VOGLIORESISTERE.IT

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