Tutto quello che c’è da sapere sull’Expo di Milano

Finalmente ci siamo, tra poche ore Andrea Bocelli, con l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, aprirà da Piazza del Duomo l’evento che l’Italia aspetta da 9 anni: l’Expo-Milano 2015.

croppedimage701426-milano-expoCiò che nel 2006 era soltanto un progetto confuso e generico (quando l’allora Governo Prodi fece presentare la proposta formale al BIE, l’associazione internazionale che organizza le esposizioni), così, diventa realtà. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” questo è lo slogan. Si parla di alimentazione e di tutto lo sfondo culturale e tecnologico che la sorregge, nel tentativo di ideare un modello sostenibile di sano nutrimento mondiale. Una grande prospettiva per il futuro per un tema che vede l’Italia assumere un ruolo di primo piano, vista la sua grande tradizione culinaria. Il tutto in una città famosa in gran parte del mondo in quanto capitale della moda: Milano.

Quindi nulla di più positivo per esaltare le qualità del nostro Bel Paese. Il mondo ci aspetta.

Ma prima di poter giudicare nei fatti è utile ricostruire le radici di questo Expo, analizzandone progetto e storia. Tra luci ed ombre.

CHE COS’E’.

Prima di tutto: Che cos’è? Con Expo, in questo caso, si intende l’esposizione universale (o registrata) che si tiene regolarmente in una città del mondo ogni 5 anni, per una durata minima di 6 mesi, a partire dal 1928 (anno in cui fu creata la già citata BIE, Bureau International des Expositions, per regolamentare con precisione le candidature). In  realtà, però, la prima Expo si tenne nel 1851. Fin da quella data (quando Londra ideò ed ospitò l’evento) è stata strutturata come una grande mostra delle tecnologie e delle proposte economico-culturali di una pluralità Stati – che oggi è la quasi totalità del Pianeta – intorno ad un tema (prima generico poi sempre più definito).

Tali esposizioni hanno significato la presentazioni di innovazioni tecnologiche storiche quali l’ascensore, il cannone, il telefono, il motore a scoppio ecc.. e la valorizzazione delle città che le hanno ospitate tramite la realizzazione di opere architettoniche come la Torre Eiffel (Parigi), L’Atomium (Bruxelles) e il quartiere Eur (Roma). In pratica grandi incassi, fruttuosi investimenti e tanta visibilità internazionale.

Ora, Milano. La città si ripropone dopo più di 100 anni. Era il 1906 ai tempi della prima esposizione  in cui si parlava di trasporti e dinamismo. 5 milioni di visitatori: un record assoluto per l’epoca.

Oggi si è in tutt’altra situazione. L’Italia ancora fatica ad uscire da un crisi economica mondiale devastante ed ha bisogno di uno slancio. Nel tentativo di darglielo Expo parte da un tema che, come ha ribadito l’ambasciatrice Lella Costa, è una vera e propria EXPO_2015_-_Milano_-_Piazza_Castello,_Expo_Gatenecessità del mondo contemporaneo.

L’impianto ideologico che sostiene il progetto è stato delineato a partire dal cosiddetto “Expo delle idee”, una manifestazione che, da febbraio di quest’anno, ha girato il Paese per stabilire le linee concettuali dell’evento. Il risultato è stato la Carta di Milano: un documento definitivamente presentato 2 giorni fa all’Università degli Studi di Milano e realizzato a partire da un confronto tra esperti nel settore-agroalimentare, relatori internazionali, economisti, scienziati, intellettuali, che può ora essere firmato da chiunque. Il noto oncologo Giovanni Veronesi ne è stato il primo ideatore, ben 6 anni fa. Ora il fascicolo finale si impegna per combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco promuovendo gestione e distribuzione equa delle risorse naturali. L’obiettivo è lasciare in eredità al Pianeta un impegno alla “giustizia alimentare” che vada al di là dei 6 mesi di Expo. 

Considerare il cibo come identità socio-culturale e analizzare tecnologie e modelli economici compatibili con la biodiversità e le esigenze di tutti i popoli. E’ un ritornello che si trova anche nella Carta dei valori e degli impegni e nell’ultimo “Rapporto di sostenibilità” stilato dalla società che gestisce l’esposizione: Expo 2015 S.p.A (di cui è socio lo stesso comune di Milano. 

Per concretizzare tutto ciò sono stati coinvolti 145 paesi del mondo, 3 organizzazioni internazionali (L’ONU, l’Unione europea e CARICOM, comunità dei Caraibi), 13 organizzazioni della Società Civile (tra cui Caritas, WWF, Save the Children, Fondazione Triulza ecc…) e 5 corporate (aziende private tra cui la contestata Coca Cola). .

L’AREA. 

Il tutto è raggruppato in un area di 110 ettari a nord della città con la bellezza di 80 padiglioni costruiti per mettere in mostra le qualità e le possibili soluzioni al tema nutrizione di tutte le nazioni coinvolte. Tra questi, poi, 54 sono stati realizzati direttamente dai Paesi/attività e vi sono 9 “cluster” (grappoli), strutture collettive dedicate a più paesi uniti da alimenti o caratteristiche geografiche (6 per la prima categoria, 3 per l’altra). Ognuno è ecosostenibile e tra 6 mesi la maggior parte sarà smontato e rimontato in giro per il mondo. Ai padiglioni dei paesi, poi, si aggiungono le “Aree Eventi” (per convegni, concerti e spettacoli), le “Aree Servizi” (zone commerciali, ricreative e ristoro) e le 5 “Aree tematiche”, promosse direttamente dall’Expo S.p.A per fare da 130528_MSP_EXPO2015_wikicollante alla costellazione di Stati (si va dal Padiglione Zero, porta d’accesso all’intero evento, ad una serie di spazi per adulti e bambini per esperienze multisensoriali ed educative).

In esposizione, naturalmente, ci saranno anche le nostre eccellenze, racchiuse nel “Padiglione Italia”. Quest’ultimo è un vero e proprio quartiere, articolato lungo una strada di 325 metri, dove si dispongono borghi e piazzette in cui spicca “Palazzo Italia”, una struttura di 5 piani in cemento biodinamico bianco. A completare il padiglione, poi, l’affascinante“Albero della vita”, icona realizzata in acciaio e legno ed alta ben 35 metri.

GLI EVENTI. 

In totale (dal 1 maggio al 31 ottobre) sono 160 gli eventi previsti divisi in: giornate nazionali ed internazionali, feste e manifestazioni femminili (sotto il nome di “Woman for Expo”). Nelle specifico: le giornate nazionali vedranno al centro dell’attenzione i singoli paesi; quelle internazionali porranno in risalto la cooperazione; le feste punteranno su vari alimenti; gli eventi femminili mostreranno la centralità delle donne nell’impegno per una distribuzione più equa del cibo.

Tra tutti spiccano: il “National Day” dell’Unione Europea, in cui interverrà il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz (9 maggio); le giornate dell’Onu sull’ambiente, il lavoro minorile, la desertificazione e la preservazione dello strato dell’ozono (5 giugno, 12 giugno, 17 giugno,16 settembre); Il Forum Internazionale della cultura (31 luglio e 1 agosto); gli eventi sulla pace, democrazia (21 e 23 settembre); la giornata sull’eliminazione della povertà e la festa della pasta (17 e 19 ottobre).

Ma non è finita. Vi sono anche un’altra serie di eventi organizzati in giro per Milano con la presenza degli 83 ambasciatori ufficiali (famosi registi, attori, cantanti, calciatori, cuochi, scrittori, imprenditori, sportivi ecc…): primo tra tutti la partita amichevole “Zanetti and Friends” allo stadio San Siro. Sono stati fatti, poi, numerosi investimenti per ristrutturare e riqualificare aree di Milano. E, infine, sono state organizzate un’insieme di manifestazioni parallele in numerose città italiane (come quella dedicata all’acqua a Venezia).

L’intero sistema è reso ancora più attraente ed usufruibile da un’imperiosa campagna pubblicitaria che va avanti da mesi e dal coinvolgimento della Rai (che seguirà l’intero svolgimento dell’esposizione) e Disney Channel (che ospiterà una serie animata per bambini dal nome “Expo Show”).albero-dettaglio

Tutto questo per un biglietto di (massimo) 32 euro a persona.

LA STORIA DEL CANTIERE. 

Insomma: una macchina mastodontica, un vero e proprio paradiso. Viene allora spontaneo chiedersi quanto come sia stata realizzata e quanto sia costata. E purtroppo, qui, la storia si fa triste.

La storia che porta all’Expo, infatti, è un lungo travaglio, raccontato anche dal giornalista del Fatto Quotidiano e di Repubblica, Gianni Barbacetto, nel libro “Excelsior, il gran ballo dell’Expo” uscito a marzo.

L’esposizione fu approvata dalla BIE nel 2008, quando “La Fondazione Fiera di Milano” (controllata dalla Regione dell’allora governatore Formigoni), probabilmente per rilanciare i suoi bilanci in rosso, acquistò a basso prezzo l’area dell’evento: un terreno in periferia tra due autostrade apparentemente degradato. Poi, per ben 3 anni, non si mosse quasi nulla. In tutto questo tempo, infatti, ci fu un vero e proprio conflitto tra istituzioni regionali, comunali e nazionali per la gestione. Qui c’è l’origine del grande ritardo per cui i padiglioni sono stati “quasi” terminati soltanto oggi con terribili corse finali.

Ma sopratutto c’è l’origine di sprechi e corruzione. E’ semplice: più fretta, minor controllo.

Tutto ciò è dimostrato dal fatto che, poco dopo l’insediamento a sindaco di Milano (giugno 2011), il neo-eletto Pisapia denunciò la mancanza di tempo per l’enorme opera da realizzare e un accordo di programma firmato da Letizia Moratti (ex sindaco) e Formigoni che comportava alcuni nodi critici. Questi riguardano soprattutto la trasformazione dell’area Expo dopo il suo svolgimento in un grande parco. Il 12 e il 13 giugno i cittadini milanesi si erano espressi in una sorta di “referendum” per tale esito, ma il programma prevedeva che lì si sarebbe dovuto costruire (circa 750 mila tonnellate di cemento). Pisapia dichiarò che la BIE lo costringeva ad approvare lo stesso programma, perché oramai non c’era spazio per cambiare, e così si disse costretto a farlo. Ma, allora, dichiarò: “Questa decisione ci permetterà di far partire i lavori entro ottobre. Oggi sono state poste le condizioni per avviare finalmente le azioni indispensabili per promuovere…questo grande appuntamento”.

211752257-33241a73-6224-4e38-92e6-b2e0e1990fd5Con la promessa di dedicare almeno il 56% dell’area al verde, si iniziarono realmente i lavori. Ma i problemi non finivano qui. Già dal 2010 era noto che la Mafia (nel particolare la ‘ndrangheta milanese) si fosse mossa per entrare in una serie di appalti di opere collegate all’Expo. E la situazione si è fatta sempre più preoccupante con il passare degli anni destando le preoccupazioni del Prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca e del magistrato Ilda Boccassini. Nel 2014, poi, l’intreccio di criminalità è stato svelato dimostrando che la mafia si era inserita nella creazione della Linea 5 della metropolitana e nei lavori di rifacimento della Tangenziale Est.

GLI ARRESTI.

Ma è a maggio dello stesso anno che la situazione è precipitata: i pm di Milano hanno rivelato l’esistenza di una cupola che pilotava, tra l’altro, alcuni appalti legati a Expo 2015 in cambio di denaro. E a beneficiarne, naturalmente, c’era anche la stessa n’drangheta. Così sono stati arrestati: Angelo Paris (direttore della pianificazione acquisti dell’Expo), Antonio Rognoni (l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, spedito ai domiciliari dopo essere già stato preso due mesi prima), Gianstefano Frigierio (parlamentare di Forza Italia ed ex segretario regionale della Democrazia Cristiana), Primo Gregianti (ex Partito Comunista Italiano) e l’imprenditore Enrico Maltauro. Questi ultimi tre erano già finiti nello scandalo di Mani Pulite. Ma ancora sono stati inviati ordini di custodia cautelare in carcere a Sergio Catozzo (Forza Italia) e Luigi Grillo (ex senatore Pdl).

La cupola ha agito per ben un anno e mezzo in piena libertà. Lo stesso Giuseppe Sala (commissario unico di Expo 2015 e amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A.) si prese la responsabilità di aver addirittura “permesso” che Gregianti e Paris contrattassero negli stessi uffici dell’esposizione universale. 

GLI SPRECHI E LE FALLE NELLA SICUREZZA. 

Al caos giudiziario si aggiungono poi i grandi sprechi. Primo tra tutti quello plurimilionario legato al Padiglione Italia. La gara per la sua realizzazione fu vinta nel 2011 dalla Cmc, Cooperativa muratori & cementisti di Ravenna, con un offerta 58,5 milioni. Peccato che, nel tempo, il prezzo è lievitato fino a 127 milioni. La motivazione: la presenza di idrocarburi e metalli pesanti sull’area (nonostante la Moratti, a suo tempo, avesse assicurato che non era da bonificare).

Corruzione, dispendio inutile di denaro e, infine, il grande ritardo nella costruzione dei padiglioni.  Un mese e mezzo fa, a marzo, si dichiarava completato soltanto il 9% dell’intera area. E se oggi si vede l’area quasi  del tutto completa (manca “soltanto” da rifinire alcuni padiglioni, come quelli di Estonia e Russia) si può immaginare quanto si sia lavorato ultimamente: 24 ore su 24, a ritmi frenetici.

Ultimamente poi, sono scoppiati i mini-scandali della sicurezza (un giovane giornalista si è filmato mentre entra nel cantiere e piazza una finta bomba senza essere fermato) e della retribuzione dei volontari (alcuni dei quali hanno denunciato condizioni di lavoro inaccettabili, che sasha biazzo bomba-2dovrebbero almeno garantire qualche soldo). Sarà forse in risposta al primo problema che sono stati messi in campo dal Viminale oltre 3.700 uomini delle forze dell’ordine (in aggiunta ai già disposti). Oltre a loro ci sono 2mila telecamere e 750 uomini della vigilanza per controllare il pacifico svolgimento dell’Expo.

I COSTI.

Costo di tutta la macchina? Tra fonti ufficiali ed economisti autonomi si stima una spesa complessiva di 12/14 miliardi di euro. Una cifra più che mastodontica.

Come ripagarla? I visitatori che hanno già acquistato il biglietto sono 10 milioni e se ne attendono altri 10. Ma non basteranno per rifarsi della cifra versata. Per farlo molto dipenderà dagli investimenti fatti e dal loro rendimento futuro (a partire dai lavori fatti a La Darsena).

Per l’utilizzo della zona dopo Ottobre, intanto, a parte l’area verde, l’Università di Milano sta progettando la realizzazione di un polo scientifico all’avanguardia: una sorta di mini-Cern.

A questo punto quel che è fatto è fatto. Bisogna sostenere un evento che, anche se costato molto, sarà uno spettacolo puro. Che si rientri o no con il denaro questa è un’occasione che l’Italia non può perdersi. Bisogna trarne il meglio. Per una questione di progresso culturale, prima di tutto.

Chissà, poi, che un giorno si dica che, nonostante tutto, l’Expo Milano 2015 è stata una grande fonte di guadagno anche economico. La speranza è l’ultima a morire. Per ora godiamoci questo inizio.

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Giacomo Andreoli

Nato a Roma nel 1995, dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi Roma 3. Articolista di cronaca e politica per il litorale romano, si interessa particolarmente di Ostia e Anzio. Gestisce un blog: https://ilblogdelleidee.wordpress.com/. INTERNI ED ESTERI

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