Umberto, ora il culo te lo pulisci col fazzoletto verde!
Era il 26 luglio 1997, quando il leader della Lega Umberto Bossi, nel corso di un comizio in provincia di Como, se ne uscì con una di quelle battute che passeranno alla storia come l’emblema della sua intelligenza e del suo senso della politica come “servizio alla nazione”: “quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo!”.
In seguito a quella dichiarazione, il giudice di Cantù, Paola Braggion, nel 2001 lo aveva condannato ad un anno e quattro mesi per vilipendio al tricolore. Dopo aver letto la sentenza (e dopo non averla capita!) il senatùr insultò ripetutamente la Braggion, definendola derelitta, strumentalizzata e accusandola di aver espresso quella decisione per avere solo risalto mediatico.
A quel punto il giudice decise di denunciare il leader del Carroccio e chiedere un risarcimento danni. Facciamo un passo in avanti e arriviamo quindi al 2008, quando i giudici di Brescia danno ragione alla Braggion e condannano Umberto al risarcimento di 40 mila euro.
Il fondatore della Lega però, impugnando la sentenza in Cassazione, improvvisamente, si ricorda di essere un parlamentare e quindi chiede aiuto agli amici/colleghi di Roma ladrona. La Camera si getta su Bossi come se fosse suo figlio e decide che le parole dette da Bossi sono insindacabili, perchè “espresse nell’esercizio delle funzioni parlamentari“. Quindi Bossi ha prima detto che la bandiera italiana è utile dopo una sfrenata defecazione, poi insulta pesantemente il giudice che gli ha detto che non è vero, e anzi è reato farlo e dirlo e il Parlamento lo bolla come atto, dichiarazione fatta nell’esercizio delle sue funzioni parlamentari. Chapeau!
Grazie al cielo, la Cassazione, successivamente alla pronuncia di Montecitorio, solleva un conflitto di attribuzione fra i poteri dello Stato. Ultima tappa di questo “viaggio”: il 16 dicembre scorso. La Corte Costituzionale emette la sentenza: “Non spettava alla Camera affermare che le dichiarazioni rese dall’onorevole Umberto Bossi, per le quali pende il procedimento civile davanti alla Corte di Cassazione, costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni“. In parole povere, ciò che fece la Camera era sbagliato e il procedimento deve quindi riprendere subito.
Caro Umberto, adesso il culo, puliscitelo col fazzolettino verde…. tranquillo, quello non è vilipendio, perché la Padania NON ESISTE!
GIAMPAOLO ROSSI
Segui Wilditaly.net anche su:
Io non mi rendo conto di come un parlamentare, che dovrebbe essere un esempio per il paese, si palesi con tali frasi. Se mio figlio si azzarda rimane per una settimana in punizione, senza amici. Una persona così è bene che sia agli arresti domiciliari ed usi questo linguaggio all’interno della sua casa, che è usa all’intercalare scurrile.
scusate ma non dovrebbe essere un serio vilipendio alla bandiera?
Alessio, infatti è stato condannato a un anno e quattro mesi per vilipendio al tricolore…