Una settimana di mafia

Quella passata è sta una settimana piena di colpi di sena sul panorama mafioso italiano. Dal più clamoroso arresto a Massimo Ciancimino, alla cattura del padrino della Sacra Corona Unita. Ma vediamone ognuno nei dettagli.

Ciancimino in carcere per calunnia pluriaggravata
Considerato da molti un oracolo della verità (non diciamo di no), Massimo Ciancimino, figlio del già sindaco di Palermo, nonchè figura di spicco dei corleonesi Don Vito, è stato arrestato lo scorso 21 aprile con l’accusa di “calunni pluriaggravata” nei conronti di Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia ed attuale direttore di una agenzia di intelligence. L’accusa non si ferma a questo, poichè, in correlazione diretta con questo illecito, c’è la truffa pluriaggravata. Ciancimino è accusato, in poche parole, di aver fornito alla Procura di Palermo un “pizzino” fasullo contenente il cosiddetto “quarto livello”, “cioè quei funzionari dello Stato con cui con l’associazione mafiosa – spiega Ciancimino – intratteneva stabili rapporti di complicità e connivenza”. Ebbene, all’interno di quel foglio – che sarebbe stato scritto da Don Vito in persona – compare il nome di De Gennaro. Secondo la perizia, infatti, ci sarebbe stato una sorta di “fotomontaggio” col quale sarebbe stato aggiunto il nome dell’ex capo della Polizia.
Allo scoppio del caso, c’è stato, di conseguenza, l’esplosione dell’indignazione – solo quando fa comodo – da parte dei pasdaran berlusconiani. Infatti Ciancimino ha fatto più e più volte il nome di Berlusconi e Dell’Utri. La loro voce unidirezionale accusa il Procuratore aggiunto Antonio Ingroia di aver usato Ciancimino a scopo politico e senza accertare che quello che venisse detto fosse vero o meno. Giuliano Ferrara – che non si è fatto perdere l’occasione – ha vomitato addosso al Procuratore delle accuse pesantissime nel suo “Qui Radio Londra“. Poi, non contento, dalle colonne del Giornale, è arrivato ad accusare Ingroia di avvallare – e quindi essere complice – di “attentato agli organi Costituzionali” invocando una condanna a 10 anni di carcere e chiedendo l’immediato intervento del Capo dello Stato.
Ora, tralasciando tutto ciò per cui Napolitiano possa essere disturbato per ciò che fa tale S. B., voglio esprimere un piccolo parere esterno ad ogni opportunità: sulla credibilità di Ciancimino, personalmente, era da qualche tempo che avevo dei dubbi, tanto è vero che ne scrissi chiedendone l’arresto. Quello che però è necessario dire è che è stata proprio la Procura di Palermo a chiedere il fermo per Ciancimino. Sono proprio quei magistrati che lo ascoltavano che hanno posto le misure cautelari in carcere. Se fossero state guidate da un’idea prevenuta, non avrebbero chiesto la perizia su quel documento – che per altro non era ancora stato utilizzato proprio per questo – e non lo avrebbero fermato. La serietà della magistratura si vede anche in questo. Le esternazioni che sostengono il fatto che Ingroia utilizzi Ciancimino a prescindere dalla verità o meno delle sue parole, è stata sputtanata proprio ora. Non voglio difendere Ciancimino, voglio difendere Ingroia che mette in gioco la sua vita per combattere Cosa Nostra e i suoi legami con lo Stato.

Catturato Francesco Campana, il padrino della Sacra Corona Unita
È una associazione mafiosa del quale si sente molto poco parlare. È la Sacra Corona Unita, la mafia pugliese. Non fa parte delle altre tre grandi mafie e non è stata fondata dai leggendari Osso, Mastrosso e Calcagnosso. Eppure esiste ed è bene che se ne parli. E ne parliamo perchè il 23 aprile scorso è stato arrestato la “primla rosa” della mafia brindisina, Francesco Campana. È ritenuto l’attuale capo della SCU ed è stato arrestato in un’abitazione di Oria. Aveva preso le redini dell’organizzazione direttamente dalle mani dei due storici padrini pugliesi Giuseppe Rogoli e Salvatore Buccarella. Secondo le indagini, il padrino non si spostava mai dalla zona di influenza, ma cambiando spesso l’abitazione per evitare di essere catturato. Secondo il questore di Brindisi, Vincenzo Carella, è “il colpo definitivo alla Sacra corona unita”. Ed aggiunge che “durante la latitanza (Campana, ndr) ha continuato a reggere le fila dell’organizzazione attiva nelle zone di Brindisi e Mesagne in tante attività criminali, a partire dalle estorsioni e gravi intimidazioni“. Il padrino di Brindisi dovrà scontrare una condanna di 9 anni. Le indagini continuano per scoprire chi ne aiutava la latitanza e per distruggere definitivamente un’organizzazione criminale che esiste, ma che si sta indebolendo sempre di più.

Arrestato ‘o copertone, Vincenzo Schiavone, cassiere dei Casalesi
Soprannominato ‘o copertone per la sua abitudine di “firmare” gli omicidi, dando fuoco al cadavere della vittima, accanto al quale ammassa copertoni d’auto; è stato arrestato la notte di Pasqua Vincenzo Schiavone, killer dei Casalesi e cassiere. Le accuse che lo riguardano sono numerose: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione pluriaggravata, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. Era fuggito alla cattura nel 2008 e rientrava fra i 100 latitanti più pericolosi. Grazie all’operazione coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), ed eseguita dagli uomini della squadra mobile di Avellino e del commissariato di Sant’Angelo dei Lombardi, è stata possibile la cattura presso una clinica dove Schiavone era ricoverato.

GIAMPAOLO ROSSI
giampross(at)katamail.com

Segui Wilditaly.net anche su:

Facebook

Twitter

Youtube

Google+

Friendfeed

Giampaolo Rossi

Residente a Belluno, studia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna alla facoltà di Lettere, con indirizzo storico, per poi specializzarsi in giornalismo. giampross@katamail.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Shares