“Vediamo chi passa più vicino!”
Disastro, tragedia, sciagura, dramma. Chiamatela come vi pare. A me, quello che salta in mente tenendo i quotidiani di oggi fra le mani, è lo stordimento misto a stupore, inteso nel senso peggiore del termine. Leggendo le testimonianze, i racconti, gli approfondimenti, una domanda sola ci assilla: perché?
Certo, dopo un fatto del genere è sempre la prima questione alla quale bisogna rispondere. Un perché che in realtà non c’entra nulla con i motivi materiali della tragedia. È un perchè rivolto verso il cielo. Un interrogativo che si trasforma in una sorta di preghiera, di supplica, di invocazione. Chiedere conto al destino di quello che è accaduto. Puntargli il dito addosso. Accusare il fato, o Dio stesso, di essere il responsabile del dramma. È naturale. È umano. In questo caso però, è probabilmente sbagliato.
Non fraintendetemi. Il mio ragionamento non mira ad addebitare una tragica vicenda alla volontà divina o alla fatalità.
Io voglio sapere come mai non siamo in grado di prenderci carico delle nostre colpe. Esigo capire per quale motivo una nave di 12mila tonnellate può passare a 150 (CENTOCINQUANTA!!!!) metri dalla costa di una delle isole più belle del Mediterraneo per salutare qualcuno. Quale motivazione può giustificare la leggerezza di un capitano che porta 4000 persone a prendere quella decisione.
Oltretutto la Costa Crociere non ha dato ordini sulla impercorribilità di una rotta così vicina e così pericolosa. Chi è stato in quelle zone, a largo del Giglio o sull’isola stessa – e il sottoscritto ci è stato – sa benissimo che i fondali sono piuttosto irregolari. Sa che anche un traghetto qualunque, inizierebbe a rallentare la corsa molto molto prima dell’entrata in porto. Basterebbe sporgersi dal parapetto per capirlo. Vedi questi fondali straordinari. Capisci che una sola manovra sbagliata del capitano potrebbe far urtare la piccola nave contro quegli scogli. Poi pensi che i capitani conoscono come i loro palmi quei fondali. Sanno per filo e per segno ogni minimo dislivello. Forse potrebbero disegnarti la distesa rocciosa sottomarina con una matita e ad occhi chiusi. Ti tranquillizzi pensando poi alla tecnologia: sonar, ecoscandagli, radar. Insomma, capisci che c’è la padronanza assoluta del mezzo marino. Figuriamoci poi se vai su una nave da crociera, dove la tecnologia è all’ultimo grido. Non c’è un radar, un gps, un ecoscandaglio o un sonar solo. Ce ne sono due, tre, quattro. Quella rotta, poi, la percorreranno cinquantadue volte l’anno. Vi pare che un mostro del genere lo diano in mano ad una persona senza esperienza e che non conosce il mare?
E allora ritorniamo all’inizio del discorso: perché? Perché non sono state rispettate le regole e le rotte prestabilite? Perché la sbruffonaggine deve prevalere sulla logica. Chi diavolo devi salutare su un isola di 1500 anime e che il 12 gennaio alle 21:00 magari hanno ben altro da fare piuttosto che stare fuori al freddo per vedere una nave passare, visto che ammirano la sua traversata ogni settimana? Cosa spinge l’essere umano a valicare i limiti di sicurezza?
Perchè l’amministrazione della compagnia, sapendo benissimo che le navi passavano così vicino all’isola – la lettera del Sindaco del Giglio al capitano sarà stata sicuramente indirizzata anche ai dirigenti – non ha dato regole inappellabili sulla rotta da mantenere in quanto, visto la topografia del fondale, sussisteva un evidente pericolo di collisione?
Cristo Santo! Si rendono conto di guidare una piccola città galleggiante? Lo capiscono che le regole non sono discutibili? Cosa diavolo spinge l’essere umano a far prevalere il suo ego? E poi, sopratutto, come fai a dare le colpe a carte nautiche prive di segnalazioni quando sei fuori rotta di ben TRE miglia? Bisogna essere cechi per non rendersi conto di essere troppo vicini alla costa.
La superficialità può essere fatale. In questo caso lo è stato. Eppure nessuno si vuole prendere colpe. E forse, in fondo, la colpa è dell’essere umano. Troppo concentrato su se stesso anche quando ha delle enormi responsabilità. Quasi a voler giocare al “vediamo chi ce l‘ha più lungo” trasformato al “vediamo chi passa più vicino”! Non voglio puntare il dito contro QUESTO comandante. Lo stanno già facendo in molti e in parte è giusto così. Io punto il dito contro TUTTI quei comandanti che hanno fatto come lui. Le immagini dell’agosto scorso che passano ai notiziari fanno vedere che quel “gioco” è una routine.
Una delle frasi più famose del super eroe SpiderMan è: “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”. Ecco, le responsabilità, impariamo a prendercele. Se non siamo capaci a farlo, lasciamo perdere i poteri, o i gradi di comando, e limitiamoci a fare i mozzi. Anche perché, in caso contrario, si andrà sempre a finire come ci suggerisce “Jena” sulla Stampa: “Stai a vedere che ora la colpa è dello scoglio…” il quale si trova in quel punto forse da qualche milione di anni prima della nostra esistenza.
GIAMPAOLO ROSSI
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