Verdena live all’Orion: la perfetta alchimia dell’istinto sonoro
Venerdi 13 novembre 2015 i Verdena hanno suonato all’Orion di Ciampino, presentando il loro ultimo disco “Endkadenz Volume 2″. La formazione del live ha visto: Alberto Ferrari a chitarra e voce, Roberta Sammarelli al basso, Luca Ferrari alla batteria e Giuseppe Chiara come turnista polistrumentista.
Una serata che sembra un viaggio nell’inconscio, dove la collisione sonora distorta si nasconde fra luci soffuse, pronta ad esplodere in ogni momento e generare nell’immaginario atmosfere in cui è dolce perdersi. Credo che non ci siano parole sufficienti per esprimere al meglio la potenza musicale di un gruppo che ormai sa fare della propria arte il miglior veicolo emozionale.
Il live si apre con “Cannibale”, brano presente nell’ultimo disco; fra giochi di suoni e ritmiche impossibili, la platea esplode in urla di approvazione. Le sensazioni si susseguono guidate dal cantante. Fra grida e mormorii, vengono suonati pezzi più recenti come “Un blu sincero” e di più vecchia conoscenza come “ultranoia”.
Noi di Wild Italy, abbiamo avuto l’occasione di fare una breve intervista a Roberta Sammarelli, bassista del gruppo.
Una lunga pausa; cos’è successo dopo Requiem?
“Dopo Requiem c’è stato WoW (ride, ndr). Sostanzialmente dopo Requiem abbiamo voluto rimetterci alla prova, sperimentando nuovi strumenti e suoni. Il motivo per il quale ci abbiamo messo cosi tanto è l’inserimento di un nuovo
strumento, il pianoforte. Per cui Alberto ha avuto bisogno di un po più di tempo per iniziare ad entrare in sintonia con esso”
Cosa raffigura la copertina di Endkadenz volume 1 e 2? Com’è stata ideata?
“La copertina è stata presa da un libro di percussioni del nostro batterista Luca, da cui abbiamo preso anche il nome che dà il titolo all’album. L’Endkadenz è un immagine che raffigura un omino che si butta dentro il timpano, inserita poi nel retro del disco.
Ci piaceva l’idea che per i due volumi ci fosse una stessa immagine leggermente diversa: per entrambi la copertina raffigura due mani con dei piattini, dove nel volume uno la mano sinistra è aperta e nel volume due la stessa è chiusa, quasi fosse una sequenza di movimenti“
L’esperienza con il piano: in WoW è digitale e a muro nell’ultimo. Qual è il motivo della scelta di questo strumento?
“Alberto aveva già iniziato a suonare il piano in alcuni brani nei dischi precedenti, ma in maniera isolata. Con Wow invece ci ha preso confidenza. C’è da dire però, che il piano usato su quel disco aveva un suono caratteristico, che abbiamo sfruttato al massimo per la composizione dello stesso.
Da questo la decisione di comprarne uno vero, per ampliare la mente e i suoni, infatti è stato davvero utile per la stesura dei due volumi successivi”
Cosa cercate di esprimere suonando?
“Non so cosa cerchiamo di esprimere suonando; per un gruppo come noi, che fa musica senza pensarci troppo, penso tutto. Cerchiamo di esprimere noi stessi e quello che non riusciamo a razionalizzare, un po’ difficile spiegarlo a parole. E’ molto importante tuttavia l’armonizzazione; ci è sempre piaciuta la ricerca di una melodia efficace.”
Perché la scelta di mettere la voce allo stesso livello sonoro degli altri strumenti?
“Siamo cresciuti ascoltando musica straniera. All’estero questa cosa è normale; solo in Italia la voce viene messa davanti al livello dei volumi, ma non per questo noi le diamo meno importanza. E’ comunque fondamentale perché determina se un pezzo fa la differenza oppure no.”
Come mai la scelta di una fender Jaguar , considerato da molti chitarristi un cavallo pazzo da regolare?
“In questi anni ci sono stati dei cambi di strumenti e la nostra risposta è che siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Alberto da sempre utilizza la Gibson, che ha un suo suono, ma ci sono pezzi che hanno bisogno di qualcos’altro, qualcosa di diverso. Noi a casa abbiamo molti strumenti, che non per forza usiamo tutti i giorni, che possono tornare utili; come la Jaguar per l’appunto. Nei pezzi in cui l’abbiamo utilizzata avevamo bisogno di una chitarra più squillante.”
Come avete scelto e creato i suoni? Quanto tempo gli avete dedicato?
“I suoni sono fondamentali; questo disco è fondato su di loro. Per questo ultimo lavoro, prima abbiamo creato la base dei suoni che avremmo voluto utilizzare, poi ci siamo messi a jammare (improvvisare) in sala. Giornalmente registravamo le nostre prove e le riascoltavamo. Poi Alberto cercava di migliorare il sound. Quando abbiamo iniziato a scrivere i brani, infine, i suoni erano già pronti.”
Che preparazione c’è dietro ad una Tournée?
“Dietro una Tournée ci sono mesi e mesi di prove, dove suoniamo per 5/6 ore al giorno. Questo perché siamo molto minuziosi. Abbiamo cercato, specialmente in questo tour, di riprodurre tutto quello che si trova nel disco sul palco, lasciando poco o niente all’improvvisazione. Quest ultimo album è molto calibrato con tante sovra-incisioni. Anche se tutto nasce da delle improvvisazioni, una volta fissate, nei brani le vogliamo riproporre cosi.”
Come ricade la scelta di una scaletta?
“Ci sono diversi fattori che determinano la scaletta. Il primo è che ora stiamo promuovendo il Volume due, per cui faremo la maggior parte delle canzoni presenti in questo disco e poi una selezione di uno/due brani degli album precedenti.
L’altra cosa che determina la scelta dei brani è che andiamo a rivedere le scalette dell’ultima volta in cui abbiamo suonato in quella zona, e mettiamo dei pezzi che non sono stati suonati recentemente lì, in maniera tale che chi viene a sentirci non sente sempre le stesse canzoni.”
Cosa c’è fuori dalla porta del vostro studio? Progetti esterni e altri modi di vivere?
“Alberto e Luca hanno fatto un disco con i Betoschi che ancora non è stato pubblicato, in collaborazione con degli amici, nel quale io ho partecipato in un pezzo. Tuttavia, quando usciamo dalla sala prove, abbiamo, se cosi si può dire, delle vite alternative normali”
So che Alberto ha due figli. Quanta ispirazione per la sua musica trae dall’esser padre?
“I suoi figli influenzano tantissimo tutto quello che fa. In maniera inconscia sicuramente l’amore è una presenza che sta influenzando la musica dei Verdena.”
Ho notato che i testi di Alberto prima erano uno strumento per rendere più efficace la melodia, mentre ora hanno acquisito più senso. Cosa si racconta nei vostri ultimi dischi?
“Quello che viene raccontato sono le immagini che riguardano lui stesso. Alberto, tuttavia non vuole spiegarne il significato e lascia libera interpretazione ad ogni testo. Però più va avanti e più gli da importanza, dedicandogli più tempo possibile.”
Sono rimasto particolarmente colpito da una strofa di “Un Blu sincero”:
“… E sei un dire illogico, per niente fisico. E allora tu chi sei? Uomo ormai è un segno in più che dai. Rinchiuso al sole dormi. Cosa rimane per redimersi? Sei di più di quello che sogni?…”. Qual è l’interpretazione da seguire ?
“Libera Interpretazione (ride, ndr)”
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